Missione compiuta, in Guinea ora c’è un’automedica in più

Il racconto del lungo viaggio di sei varesini verso la missione degli Amici della Guinea Bissau, in uno dei posti più poveri del pianeta, per la consegna di un'automedica

Riceviamo e pubblichiamo il racconto di Marco Ronzoni e dei suoi compagni di viaggio Paolo Candiani, Alberto Dormeletti, Paola Bettineschi, Davide Milani e Monica Bisson che racconta il lungo viaggio per la consegna di un’automedica alla missione degli "Amici della Guinea Bissau" ad Ingorè. I sei erano partiti da Busto Arsizio il 22 dicembre.

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Nessuno di noi sei, componenti dell’Associazione Onlus “Amici della Guinea Bissau” di Busto Arsizio, avrebbe mai pensato di raggiungere un giorno via terra quel piccolo e lontano Stato africano a sud del più famoso Senegal ed il progetto della consegna dell’auto medica alla Missione di Ingoré ce ne ha dato l’opportunità. Il sogno si è avverato grazie ai fondi stanziati dall’Azienda Btsr di Olgiate Olona (Va), e da una serie di finanziatori e di sponsor, tra i quali Canon Italia, Andreella foto di Busto Arsizio,Motoairbag, Bmw Moto Autoclass di Olgiate Olona, Archiline Group di Castellanza, Mantegazza Allestimenti Speciali di Cislago e New Line Informatica di Arluno, che hanno creduto nel progetto, offrendoci il proprio indispensabile appoggio. A tutti loro va il nostro sentito ringraziamento per averci permesso di vivere un’esperienza così unica.

Il viaggio, iniziato sotto la fitta nevicata dello scorso 22 dicembre, ci ha portato in nave da Genova a Tangeri (Marocco) e poi da lì, dopo 4200 km di strade asfaltate e sterrate, siamo finalmente giunti a destinazione in Guinea Bissau il 3 gennaio. I primi giorni in Marocco sono stati contraddistinti da pioggia, vento e temperature piuttosto basse, ottime strade e buoni servizi, circondati dal fascino di un bellissimo paese ricco di storia e carattere. Nei territori del Sahara Occidentale (il sud del Marocco) le temperature si sono alzate soprattutto di giorno, le strade sono diventate più monotone anche a causa del paesaggio piuttosto brullo e di lunghissimi trasferimenti (1200 km in due giorni). La sporadica vicinanza all’oceano ha regalato qualche vista spettacolare tra cui le due maggiori città costiere (Laayoune e Dakhla) poste a circa 1/3 e 2/3 del tragitto verso il confine meridionale.

L’attraversamento della Mauritania è stato straordinario, anche se i recenti rapimenti avvenuti su quelle strade poco prima della nostra partenza hanno innervosito un po’ i nostri animi. Tra le due maggiori città mauritane (Nouadhibou e Nouakchott) ci sono 500 km di deserto, tutti da coprire in un fiato lungo un caldo nastro di asfalto a cui fanno da cornice stupendi scenari sahariani con dune, dromedari selvatici e qualche tenda. Una stazione di servizio a circa metà del percorso, nella quale abbiamo trovato solo gasolio e niente benzina (per fortuna avevamo prudentemente portato taniche di carburante di riserva), interrompe la solitudine del viaggio. L’ingresso in Senegal è stato movimentato da una pista totalmente sterrata di quasi 100 km che ci ha impegnato ed impolverato per le 4 ore più afose della giornata. Percorrere il Senegal verso sud è stato faticoso per il caldo e per le condizioni non buone delle strade: a volte è stato meglio percorrere piste sterrate parallele piuttosto che la strada principale asfaltata piena di profonde buche.
L’attraversamento della Gambia (piccolo stato totalmente circondato dal Senegal), che in quel punto risulta di circa 40 km totalmente sterrati, ha imposto un grande dispendio di tempo anche a causa delle varie frontiere e del traghetto sul fiume omonimo. Rientrati in Senegal, abbiamo infine raggiunto la Guinea in breve tempo. Appena entrati abbiamo scoperto le insegne della Croce Rossa sull’auto. Avevamo deciso, fin dalla partenza, che avremmo tenuto nascosto il motivo del nostro viaggio. Meglio passare per turisti in moto assistiti da un fuoristrada piuttosto che per sei volontari che stanno andando in Guinea Bissau a consegnare un’ambulanza perché ciò avrebbe comportato una serie ininterrotta di richieste di cadeaux o addirittura di sequestri di merce, oltre che attirare troppa attenzione su di noi.

Nel nostro lungo viaggio, abbiamo attraversato 6 frontiere, riempiendo i passaporti di timbri e visti. In 10 giorni abbiamo visto correre le stagioni di un anno, cambiare il paesaggio, le case, gli abiti ed il colore della pelle della gente come in un documentario, passando dallo spettacolo delle città imperiali marocchine, alle aride pianure pre-sahariane, all’ipnotico richiamo delle dune del deserto mauritano, alla savana senegalese fino alle palme ed alle risaie della Guinea. Abbiamo tremato dal freddo e sudato dal caldo, ci siamo bagnati di pioggia e ricoperti di polvere, arricchendo costantemente gli occhi e la mente di immagini indimenticabili. Ogni momento trascorso lungo gli infiniti chilometri da Tangeri ad Ingorè, ci ha regalato nuove continue emozioni. Non riuscivamo a fissarne alcuna perchè un attimo dopo ce n’erano gia molte altre da vivere. Solo le immagini catturate dalle migliaia di fotografie e dalle ore di riprese riusciranno forse a colmare la nostra voglia di ricordare tutto e di trasmettere agli altri le sensazioni provate.

E’ stato un viaggio bellissimo. Siamo diventati tutti un pò più amici, collaborando senza egoismo come una vera squadra, sia nei momenti di tranquillità che in quelli delle tensioni che normalmente ed umanamente vengono a galla tra persone coinvolte in prove impegnative. Ma abbiamo sempre risolto ogni piccolo inconveniente e cercato insieme le soluzioni più adeguate. L’organizzazione del viaggio, creata con non poche difficoltà ed inesperienza nei mesi precedenti la partenza, ha funzionato alla perfezione.
Ed infine abbiamo gioito della soddisfazione di avercela fatta. C’era incredulità nei dodici occhi che hanno visto il piccolo cartello "INGORE" scorrere di fianco a loro lungo la strada. L’accoglienza in Missione è stata a dir poco commovente e certamente al di sopra delle nostre più presuntuose aspettative. Abbiamo consegnato ufficialmente l’auto medica durante una cerimonia organizzata in nostro onore dove siamo stati trattati da eroi, noi che abbiamo avuto solo il merito di inventarci un’avventura per portare loro un piccolo aiuto. I veri eroi sono però le persone che vivono e lavorano in una terra così dura alle quali va la nostra profonda riconoscenza per le emozioni e l’amicizia che ci regalano da anni.

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Pubblicato il 28 Gennaio 2010
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