Nuova stazione, il racconto di un pendolare
Il primo giorno di attività della nuova stazioneraccontato da un pendolare di Solbiate Olona che usa la linea delle Ferrovienord Busto-Milano
La prima mattina di un pendolare di Solbiate Olona alla nuova stazione di Castellanza raccontato sul suo blog.
Come promesso, vi racconto come è andato il mio primo viaggio prendendo il treno presso la nuova stazione di Castellanza. La mattinata comincia con un nefasto antipasto: un pullman cittadino (di quelli con pochi posti a sedere e tanti posti in piedi), destinazione Busto Arsizio – Liceo, stracarico di sardine di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Sul retro del bus Elezioni Regionali – Raffaele Cattaneo: una scelta concreta.
La stazione di Castellanza è un cantiere aperto. Vado per punti:
* dove ho abbandonato la macchina non ho capito se fosse a) cantiere b) parcheggio pubblico c) strada d) parcheggio privato e) nessuna delle prime quattro.
* la stazione è un cantiere aperto, con tanto di container adibiti a biglietteria e a servizi. Non ho visto un container – sala d’attesa, ma non è detto che non esista.
* per raggiungere i binari, da dove ho parcheggiato io, l’unico modo è scendere le scale di un ponteggio. Circa trenta gradini. Ovviamente dovrò risalirli al ritorno. Non mi lamento per me: fare moto non guasta, e credo di avere ancora le capacità per scendere dei gradini di un ponteggio, in acciaio, ghiacciati, non distinguibili uno dall’altro.
* chi arriva dall’altra entrata ha due scelte per raggiungere il secondo binario (dove ferma il treno per Milano): o salire e scendere il ponteggio di prima, o scarpinare un centinaio di metri e attraversare i binari tramite una passerella.
* alle 8.00, il treno delle 8.11 risulta in ritardo di 3 minuti.
* sullo sfondo sfrecciano i treni delle Ferrovie dello Stato, ma un interscambio con LeNord non esiste.
* alle 8.11 il ritardo è salito a 7 minuti.
* alle 8.12 arriva la navetta proveniente dalla vecchia stazione. Per prendere il treno delle 8.11. Comincia l’ironia dei rassegnati pendolari: “ora, dalla navetta, scendono i bersaglieri”.
* alle 8.15 viene annunciato il treno per Novara delle 8.20. Continua l’ironia: “dobbiamo dare il nostro contributo alla costruzione della stazione: come facevano gli schiavi per costruire le piramidi, una pietra a testa ogni mattina”. (Questa non mi è nuova)
* alle 8.20 circa passa il Malpensa Express, con un ritardo di circa 15 minuti. Express. Sì, ciao.
* passato il Malpensa Express, la tensione si fa palpabile: il ritardo sale a 17 minuti. Ironia dalle sfumature macabre tra i pendolari: “io legherei Formigoni ai binari, e gli concederei il tempo del ritardo per spiegarci tutto questo”.
* ore 8.28. Con 17 minuti di ritardo arriva il treno per Milano.
* Il treno arriva a Milano alle 9.03. Un successo: 18 minuti di ritardo ma sul viaggio effettivo non abbiamo perso nemmeno un minuto rispetto a prima! (Non lo abbiamo nemmeno guadagnato, ma qui consideriamo un successo la sola conservazione, dati i tempi che corrono).
Dite quello che volete, ma io Formigoni non lo voto, e non scrivo Cattaneo. Risparmiamoci il ventennio formigoniano, che quando si esercita il potere per troppo tempo si accumulano i ritardi.
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