Il legame tra Anna Habermann e Solbiate in un libro
La biblioteca comunale presenta il libro scritto dalla donna che ha raccolto le memorie del padre, medico condotto tra Busto e Solbiate che ha salvato molti ebrei e perseguitati
“Ho trovato la lettera di mio padre, non c’è data, ma è senza dubbio di fine 1937, inizio ’38. Alloggiava in una stanza d’albergo di Solbiate che probabilmente non esiste più: Albergo ‘Luigi Bianchi’ in via Umberto I (ora via Mazzini) al numero 5.”
Così racconta Anna Maria Hábermann (che è stata anche a Busto per il Giorno della Memoria) che ha raccolto le memorie del padre, Aladar Hábermann, in un libro di recente pubblicazione, intitolato “Il labirinto di carta”.
Il dottor Hábermann, bustocco d’adozione, che durante la guerra ha salvato parecchi ebrei e perseguitati, ha svolto la sua attività sanitaria anche a Solbiate Olona come sostituto del medico condotto.
Proprio il legame tra Solbiate e Aladar Hábermann è uno dei motivi per cui l’Assessorato alla Cultura e la Biblioteca Comunale hanno scelto, in occasione della giornata della memoria e di quella del ricordo (10/02), di presentare “Il labirinto di carta”. La presentazione avrà luogo giovedì 11 febbraio 2010 alle ore 21, con ingresso libero e gratuito, presso l’Auditorium del Centro Socio-Culturale Solbiatese (via dei Patrioti, 31).
Durante la serata l’autrice presenterà il volume che ha scritto dopo aver casualmente ritrovato le lettere scritte fra il 1936 e il 1944 dai familiari di suo padre, dai suoi parenti ungheresi.
Muore solo chi viene dimenticato e proprio per questo motivo la Hábermann è tornata nella terra dei magiari, imparandone la lingua in modo da poter tradurre, con l’aiuto di amici e parenti, le lettere e i documenti che aveva trovato. Ha visitato i luoghi d’origine del padre, ha avuto modo di parlare con una sorella di suo padre, Inci, a sua volta deportata e unica sopravvissuta della famiglia; ha ricostruito la storia del ramo paterno, tragicamente troncato dalla delirante follia dei nazisti. Tra i documenti rintracciati dall’autrice anche quelli in cui il fratellastro, Tàmas, veniva indicato, in magiaro, come "da deportare anche se nato cristiano".
Anna Maria Hábermann è nata in Italia da padre ungherese e madre italiana. Dopo gli studi classici si è diplomata in pianoforte e ha svolto attività concertistica; laureata in medicina e chirurgia, spacializzata in ortopedia e traumatologia, ha esercitato per molti anni in ospedale. Attualmente lavora come libera professionista, si dedica alla ricerca con particolare attenzione alle patologie dei musicisti, ha brevettato il primo sedile ergonomico per pianisti, noto in Italia e soprattutto all’estero. Da un decennio si dedica a ricerche storiche sull’Ungheria del XX secolo.
Nel 2001 con “L’ultima lettera per Tibor” (La Giuntina, Firenze) ha vinto il primo premio assoluto al III concorso “Mario Tobino”. Nel 2009 ha pubblicato “Tamas konyve” (Kieselbach, Budapest), libro documentario dedicato al fratello.
In questi giorni, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune di Busto Arsizio e dell’associazione Italia Israele Varese-Alto Milanese, ha pubblicato “Il Labirinto di carta” (Proedi Editore, Milano).
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