Omicidio del benzinaio, l’assassino ha lasciato molte tracce

Continua a ritmi serrati la caccia all'assassino di Angelo Canavesi, ucciso nel suo distributore ieri mattina. La procura stringe il cerchio su alcuni nomi ma il fascicolo è ancora a carico di ignoti. I Ris al lavoro sulla vettura usata per fuggire

Proseguono a ritmi serrati le indagini sull’omicidio di Angelo Canavesi, il gestore della pompa di benzina Shell di Gorla Minore freddato ieri con due colpi di pistola nel corso di una rapina finita male. I Carabinieri di Saronno tengono sotto controllo tutte le vie della valle con posti di blocco e un elicottero  che dall’alto monitora la situazione. Intanto sono state effettuate tra ieri sera e questa mattina molte perquisizioni a carico di pregiudicati della zona in cerca dell’autore di un efferato delitto che deve essere risolto per il rispetto che si deve alle persone che lavorano duramente come ha fatto Angelo per tutta una vita, fino all’ultimo tragico momento lasciatogli dal suo assassino.

Di questo ne è convinto anche il sostituto procuratore della Repubblica di Busto Arsizio, Roberto Pirro (foto a destra), al quale è affidata l’indagine. Si batte ogni pista e si cerca, con l’ausilio della tecnica, di avvicinarsi al colpevole grazie anche ai molti errori commessi dal responsabile. I Ris di Parma stanno esaminando ogni traccia biologica (impronte, capelli) lasciata nella Ford Fiesta di Angelo Canavesi, l’auto usata dal killer per allontanarsi dalla pompa di benzina e poi abbandonata a Olgiate Olona. Si stanno esaminando i filmati delle telecamere di sorveglianza poste agli angoli delle strade della vicina Marnate cercando tra i fotogrammi di intravedere il volto dell’uomo, si stanno sentendo testimonianze che possono aver visto l’auto passare.

Procura e carabinieri lavorano spalla a spalla da ieri e ci sarebbero già dei nomi su cui gli investigatori starebbero puntando anche se il fascicolo, al momento, rimane a carico di ignoti. La sensazione è che il cerchio possa stringersi sull’autore del delitto da un momento all’altro ma le variabili sono ancora molte. A partire dall’ipotesi che, almeno in una prima fase, il colpo fosse stato pensato e attuato da più di una persona: non è ancora chiaro se l’omicida sia giunto in via Monte Grappa da solo o con un complice che, una volta accortosi degli spari nel gabbiotto, sia fuggito costringendo l’altro a rubare l’auto del Canavesi per fuggire.

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Pubblicato il 23 Febbraio 2010
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