«Se Aler mi caccia mi incatenerò ai cancelli»

Tra gli inquilini delle case popolari: una donna di Busto con un figlio malato chiede e ottiene aiuto economico dal comune ma l'azienda non intende fermare la procedura di sfratto prevista per il 4 maggio

Busto Arisizio: sfrattata dall'aler minaccia di incatenarsiLa signora Angela (il nome è di fantasia) è un’inquilina delle case Aler di via principessa Mafalda. Dal 1994 vive con una pensione di 530 euro al mese, da 6 anni vive in un alloggio popolare e il 4 maggio potrebbe essere sfrattata. Questa mattina, a 59 anni, ha deciso di rendere la sua storia di dominio pubblico chiamando la stampa sotto la sede bustocca di Aler per raccontare la sua situazione: «Non sono una "furba". Non riesco a pagare l’affitto e adesso rischio di rimanere senza un tetto – racconta la donna – ho già ricevuto l’ingiunzione da parte di Aler che il 4 maggio eseguirà nonostante il Comune abbia garantito per me mettendo in campo un importante aiuto economico, non so più cosa fare. Se Aler mi lascia in mezzo alla strada mi incatenerò davanti a questi cancelli».

La donna indica la sede Aler di via Einaudi e racconta la sua difficile storia: «Ho un figlio di 21 anni a Torino che sta per laurearsi in scienze dell’educazione e vive in un appartamento all’interno di una residenza protetta – racconta – per 14 anni ha avuto problemi psichiatrici che i servizi sociali hanno contribuito a risolvere in questi anni grazie ad un grande impegno anche economico che io voglio riconoscere e sottolineare. Il settore sociale del comune ha investito in lui e lo ha aiutato a seguire un percorso in una comunità per uscire dai suoi problemi nati con la separazione da mio marito quando aveva 6 anni». Angela è divorziata e il marito ha abbandonato lei e suo figlio: da quel momento è iniziato il suo calvario in quanto ha dovuto lasciare il lavoro da ausiliaria in una scuola materna per accudire il ragazzo che aveva manifestato forti scompensi a causa di questa separazione.

«Anche io ho subìto pesanti ripercussioni psicologiche – racconta – ero disperata perchè non sapevo più come andare avanti. Ora sono di fronte ad uno sfratto e voglio difendere il mio diritto al tetto e il diritto di mio figlio di tornare da Torino e avere un posto dove stare. Ho lottato tanto nella mia vita perchè lui studiasse e ora è la mia unica speranza».
Intanto il Comune ha inviato una lettera ad Aler perchè fermi l’esecuzione dello sfratto, impegnando 1.500 euro, altrettanti li ha promessi la signora, per cominciare a rientrare dal debito contratto in questi anni di affitto non pagato: «Aler mi ha già fatto sapere che nemmeno questa lettera potrà fermare l’esecuzione dello sfratto. Credono che siamo tutti furbi e che non vogliamo pagare ma io devo aiutare mio figlio a Torino, non riesco a pagare con una pensione così bassa».

Ora Angela vede il suo destino appeso ad un filo e chiede di essere aiutata e capita: «Sono disponibile a rientrare da questo debito – racconta con la voce rotta dalla commozione – mi diano, però, la possibilità senza lasciarmi in mezzo ad una strada». Il probelma delle case popolari a Busto è molto sentito e il Sicet ha appena consegnato 1800 firme raccolte tra i cittadini per la costruzione di nuovi alloggi in modo da soddisfare le oltre 600 richieste in lista d’attesa. Secondo Aler, inoltre, circa un centinaio di famiglie tra case popolari comunali e case Aler, sono a rischio sfratto e circa una decina di queste rischiano l’ingiunzione immediata. Il loro numero è aumentato con la crisi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Aprile 2010
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