Scandalo dei rifiuti nella cava, ancora un sequestro

Sigilli anche ad un terrapieno a lato della sp 38 nei pressi del sito estrattivo di Sant'Anna

Cava di lonate pozzolo piena di rifiuti pericolosiSi allarga l’inchiesta sullo sversamento di rifiuti (anche pericolosi) all’interno della grande cava in zona Sant’Anna a Lonate Pozzolo. L’aliquota contro i reati ambientali della procura di Busto Arsizio guidata dal commissario aggiunto Davide Corbella, in sinergia con il sostituto procuratore Roberto Pirro e la Polizia Locale di Lonate Pozzolo ha posto i sigilli ad un’area attualmente di proprietà di Anas ma che, prima della costruzione della Boffalora-Malpensa, era di proprietà della stessa società che gestisce la cava lonatese.

La stessa società che vede indagati tutti i membri del consiglio di amministrazione, compreso lo stesso proprietario, per sversamenti illeciti di rifiuti ed estrazione abusiva di materiale in violazione del piano cave provinciale. Questa volta lo stesso cda è finito sotto inchiesta per aver riempito con materiali non idonei la massicciata che divide la strada provinciale 38 dalla cava. Al suo interno, dopo dei carotaggi effettuati su richiesta della Procura, sono emersi copertoni, pezzi di asfalto, cellophane, plastiche varie, inerti e uno strato di terra grigio-gialla dal forte odore. Proprio quest’ultimo elemento è stato inviato all’Arpa che ha eseguito degli esami ad ampio spettro per definire le sostanze che la compongono. Nei prossimi giorni verrano inviati al sostituto procuratore titolare delle indagini i risultati delle analisi.

Si allunga l’ombra dei rifiuti tossici, dunque, sulla costruzione della superstrada Boffalora-Malpensa alla quale ha partecipato la stessa società lonatese proprietaria della cava che, oltre a occuparsi di estrazione, ha interessi anche nel settore edilizio. Certamente inquieta il fatto che in una zona che rientra nell’ambito del Parco del Ticino, centinaia se non migliaia di camion abbiano fatto la spola tra luoghi indefiniti e la cava per sversare rifiuti che dovevano essere smaltiti con modalità precise e secondo norme che tutelano l’ambiente. Il fatto che sia accaduto a Lonate Pozzolo, zona che fino a qualche mese fa era di stretto interesse per alcuni clan della ‘ndrangheta attivi nel movimento terra, lascia aperti scenari oscuri che la Procura della Repubblica dovrà chiarire con l’inchiesta in corso.

Ora il tratto di scarpata dove sono stati rinvenuti i rifiuti è stato posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria mentre si apre un altro fronte di indagine in provincia di Milano che riguarda sempre la stessa società lonatese. A Turbigo, infatti, la procura ha fatto sequestrare un’altra cava che doveva essere chiusa da tempo e che invece pare essere stata utilizzata per ulteriori sversamenti illeciti all’interno di un laghetto che è stato progressivamente riempito di materiale terroso. Anche al di là del fiume Ticino i magistrati avranno molto da fare.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Aprile 2010
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