Dall’Ucraina con entusiasmo: «evviva la piscina»

I ragazzi portati a Busto Arsizio da Aubam per un mese di vacanza lontano dalle nocive radiazioni di Chernobyl: una simpatica "orda"che ha trovato case e famiglie accoglienti in un paese molto diverso dal proprio

Dall’Ucraina con entusiasmo: è l’"orda" dei bambini di Aubam che ogni anno viene a passare un mese abbondante in quel di Busto Arsizio e dintorni, presso famiglie affidatarie accoglienti ed affettuose. Un mese lontano dalla radioattività che mieterà vittime ancora per decenni in seguito all’incidente di Chernobyl.  I ragazzi, in totale 72, sono arrivati venerdì a Malpensa e dopo l’appuntamento a Madonna Regina di Busto Arsizio hanno incontrato le "loro" famiglie italiane. Oggi, lunedì, un festoso appuntamento ancora a Madonna Regina, in una villa privata messa a disposizione da amici di lunga data dell’associazione, ha riunito la gran parte dei 48 "bustocchi" con relativi familiari "acquisiti", con tanto di bagno in piscina. Costumini, bambini che corrono in giro scalzi, inciampano, fanno cadere cose, s’inseguono, tavola imbandita, affettuosi rimproveri, richiami e scherzi in russo, ucraino, italiano e dialetto bustocco… e un misto di tutto. Del tipo, «Iddì sudà (vieni qui), o ta taji ‘n’uégia (o ti taglio un orecchio). Ripeti, com’è che si pronuncia in bustocco?» e una tirata d’orecchi al moccioso biondo di turno che ride. È sempre la figura paterna e insostituibile di Antonio Tosi, fra gli animatori principali di questo filo d’amore che da più di quindici anni unisce questo angolo di Lombardia con l’Ucraina, che ci introduce alla conoscenza di alcuni di questi ragazzi.
Storie minime, ragazzini ora timidi ora loquaci, chi parla solo la sua lingua e chi padroneggia bene l’italiano, una risorsa che potrà tornare utile un domani nel lavoro. Nella vita.
V. ha sette anni, un faccino purissimo, due occhi del colore del cielo sulla steppa. È il secondo anno che viene qui. La mamma non c’è più: malata, è morta l’anno scorso, il papà in prigione. Lei vive con la zia e la nonna. Il suo ultimo atto è stato di assicurarsi tutti i documenti perchè la bambina potesse partire per l’Italia. «Qui mi piace tanto» dice attraverso l’interprete, «In Ucraina non ci sono le case come qui… e non c’è la piscina così».
Tamila ha dieci anni, ne dimostra qualcosa di meno, è magrolina, scattante, le treccine bionde, lentiggini, un sorriso da monella con i denti davanti che mancano. Il volto della simpatia. Trattenerla è un problema: corre come il vento con la felicità dei suoi dieci anni. «Cosa mi piace qui? La piscina… e l’Aprica». Certo, la colonia montana del Comune dove i ragazzi andranno a luglio. La montagna, quella vera, che in Ucraina scarseggia, e dalle parti di Kiev non si vede nemmeno da lontano.
Samuil è un ragazzino dall’aria della piccola peste, sugli undici anni. È qui per la terza volta, ma, timido, non spiccica che poche parole. Ha fatt la classe quinta, dice, e qui in Italia è sempre stato da una famiglia di Castellanza. Prima di lui con Aubam era venuto qui un suo fratello più grande, poi lui gli ha… dato il cambio.
Nadia, quindici anni, è la più grande: alle spalle una vita difficile, cui l’affetto della "mamma" italiana, Luigia, cerca di anno in anno di ovviare. Poche parole, ma chiare, su quello che in Italia di anno in anno l’ha colpita: «Gardaland», «montagna». Capisce bene l’italiano e lo parla, ma fatica ad articolare un discorso coerente.
La più loquace è Zoja, viso grazioso di ragazzina che si prepara all’adolescenza, felicissima di mostrare la sua ottima padronanza dell’italiano. «Non è difficile da imparare, però gli italiani dicono è difficile il russo». Ma da voi si parla il russo o l’ucraino? «Tutti e due: a scuola si fa lezione in tutti e due. E poi per lavorare devi conoscere bene le due lingue». Che sono simili (ben più di spagnolo e italiano) ma non uguali: gli ucraini comprendono bene il russo e lo parlano, i russi, per tre secoli nazione dominante, faticano capire l’ucraino e non lo parlano.
Posti visitati? Si alzano mani e scatta il sondaggione. «Venezia», «Firenze», «sì ma non è sull’acqua». A Zoja è piaciuta la Liguria, Genova e le Cinque Terre soprattutto. A tavola infine, riscuotono successo fra tutti pasta e pizza, i dolci e il gelato artigianale di qui, mentre il ricordo della cucina ucraina è invece legato, fra le risate generali, al borscht, la zuppa. Ed è già quasi ora di cena, mentre il temporale manda tutti al riparo in veranda.

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Pubblicato il 14 Giugno 2010
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