La Pro Patria presenta Novelli, il tecnico “zemaniano e aziendalista”

L'allenatore campano, una vita tra Salerno e la Svizzera, guiderà i tigrotti in Seconda Divisione con un contratto biennale. Obiettivo, ridare entusiasmo all'ambiente e ricostruire una squadra. Attesa per la nomina del direttore sportivo

Zemaniano e aziendalista. Raffaele Novelli (a destra nella foto con il presidente Antonio Tesoro) si presenta così in casa Pro Patria. Si riparte, per il terzo anno di fila con una squadra da ricostruire quasi per intero. L’uomo scelto per portare a compimento l’impresa, con contratto biennale, è un 44enne salernitano-svizzero le cui esperienze da tecnico svariano dalle giovanili della Juventus Zurigo a squadre meridionali di C1-Prima Divisione, Foggia, Manfredonia, Salernitana, Sorrento. Umile, concreto, con in testa un’idea di squadra e di gioco, attento alle esigenze di bilancio della società, su di lui è caduta la scelta dei Tesoro, padre e figlio. Il presidente Antonio Tesoro presenta Novelli alla stampa evitando volutamente qualsiasi proclama dopo la scottatura della retrocessione. «Mi brucia, mi brucia maledettamente» ripete, «sarebbe stato facile andarsene, ma proprio per questo voglio rimanere».

«Siamo felici che Novelli abbia sposato il nostro progetto, lui è motivato e siamo felici della scelta» spiega il presidente. «Ci ha convinto: è un allenatore che ha idee e progettualità. Essendo un seguace di Zeman, per i prossimi anni potremo vedere se non altro un calcio più bello di quello di quest’anno, in attesa dei risultati. Ho parlato con lui, ho apprezzato che è poco personaggio, concreto, poi ha fatto miracoli col Melfi che arrivò al playoff in C2, anche a Manfredonia, col Foggia di due anni fa, lanciando giovani interessanti».
«Mi piace un calcio propositivo» dice Novelli, che cita Zeman e Delio Rossi come riferimenti per il modulo. Possiamo quindi attenderci una squadra più offensiva, più propensa al rischio e all’iniziativa, impostata sul 4-3-3 o su schemi affini. «Come mentalità bisogna dipendere non dall’avversario ma da se stessi e dal proprio lavoro. Devi provare a entusiasmare i tifosi. Scendere di categoria? Non è importante per me: questa è una piazza con una cultura e una storia, c’è un passato dietro, è importante tutelare e difendere questo patrimonio. Poi mi avvicino a casa, la famiglia vive a Zurigo».
raffaele novelliPer Novelli «un allenatore ormai deve essere aziendalista, nel senso di migliorare il patrimonio della società. Dopotutto, siamo lavoratori dipendenti…» A proposito di lavoro, Novelli sarà esigente con i suoi. Quell’«anarchia» che Tesoro denunciava nella squadra dell’anno scorso non si ripeterà. «Ho difficoltà a lavorare con giocatori "a busta paga": non sono quel tipo di allenatore» premette il mister. «I giocatori si devono identificare con un progetto. In fondo siamo gente fortunata e privilegiata, c’è chi si si sbatte dall’alba al tramonto per ottocento, mille euro al mese».
Novelli è un po’ all’antica sui valori: «i diritti telesivivi e le scommesse hanno ammazzato il calcio. A volte mi dicono che ho in testa quello di trent’anni fa, ma oggi si vedono società "scoppiare" a catena, quest’anno ce ne sono una dozzina a rischio solo in Seconda Divisione, perchè non si programma. In questo quadro, oggi le vittorie sono quelle di bilancio, ormai le società sane sono poche». A volte emergono, e arrivano fino in B. «Cittadella, Sassuolo, ci sono giunte ancora con metà squadra della C2: chi programma può farcela. Abbiamo visto anche squadre con qualità e talento come il Benevento che da anni merita la B, ma poi ci è andato il Varese. Organico forse meno forte, ma c’era la "fame" giusta».
I ricordi dello Speroni di Novelli sono legati alle tre scoppole rimediate dal suo Manfredonia nel 2007 («quella Pro Patria giocava e costruiva», anche se poi retrocesse) e al pari di quest’anno alla guida (sfortunata e durata poco) del Sorrento; in più aveva avuto modo di assistere al match interno di quest’anno con il Novara: «Non mi dispiacque la squadra, sembrava un buon team da metà classifica». Magari… «Ora bisogna prima di tutto creare l’entusiasmo, migliorarsi giorno per giorno. Fare tesoro (Tesoro?) degli errori e ripartire in modo diverso».

Visto che di tesoro si parlava, il presidente ribadisce che con Novelli si è cercata «l’antitesi di quest’ultimo anno. I valori del mister ci garantiscono più risultati ma soprattutto ci rispecchiano di più. L’idea del soldo facile non paga». Ed è una dura lezione apprendere che non basta avere capaci forzieri per creare una squadra vincente. «Per tre quarti di campionato abbiamo visto una squadra senza arte né parte e senza amor proprio. È stata dura, un anno molto duro. È una bestemmia che la Pro Patria stia in C2» (i tifosi concorderanno, dopo averne proferite tante sugli spalti ndr), «cercheremo di garantire un sogno, un progetto alla squadra. I miei obiettivi nonostante tutto sono cambiati poco». Inevitabile parlare di cambiamenti, attesi e importanti. «I giocatori “di curriculum” ci sono stati più di danno che altro. La squadra non è tutta da buttare, intendiamoci. Certo né io né i tifosi vogliono rivedere certi “interpreti”». Tesoro junior dichiara di voler tenere se possibile Ripa e Sarno, di cui dice bene, «ma prima di dire chi rimane e chi no bisognerà guardarsi negli occhi».
Molto dipendenerà anche dal direttore sportivo, la cui assenza si è sentita pesantemente. L’ipotesi Regalia pare solida: «Faremo un’altra conferenza stampa con i programmi e la presentazione del direttore. Regalia condivide molto la scelta di Novelli, spero che sia dei nostri». Quanto a scelte meno condivise, se ne è subito vista una: il ritiro. «Io pensavo a una località del sud, a 1.200 metri d’altitudine» dice Tesoro, «ma Novelli ha ritenuto opportuno sceglierne una qui in zona», e a quota normale. Per volare alto c’è tempo.

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Pubblicato il 24 Giugno 2010
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