Sicurezza a Castellanza: “si fa tanto”, ma con quel che c’è
Il comandante della Polizia Locale Nicastro difende l'operato dell'amministrazione ("ha fatto tanto") e dei suoi agenti dopo la sparatoria di lunedì e le polemiche. Si lavora e non poco, ma qualche uomo in più servirebbe
Castellanza non ci sta. Dopo la sparatoria di lunedì sente puzza di massacro mediatico, ed ecco il comandante della Polizia Locale Francesco Nicastro che corre ai ripari e a spada tratta difende il lavoro dei suoi agenti e l’immagine della città. Precisando che per dire alcune cose serviva il ‘tecnico’, e che non sta certo rubando la scena all’assessore competente. L’occasione era infatti l’incontro con la stampa per presentare l’inizativa dei kit vivavoce Bluetooth regalati ai diciottenni: e dalla sicurezza stradale a quella tout court il passo è stato breve e inevitabile.
«Questa amministrazione fa tanto per la sicurezza» è la sua posizione, faldone dei resoconti di attività alla mano, alto così. «Al sindaco» fa Nicastro «sono arrivate attestazioni da Prefettura e comando dei carabinieri in cui si ribadiva che natura e modalità dell’episodio di piazza San Bernardo sono estranei alle dinamiche castellanzesi. Gli stessi testimoni hanno detto che non si trattava di gente già vista:,’conosciamo i nostri polli’. Castellanza vive del clima medesimo delle città paesi circostanti» dichiara il comandante dei vigili urbani, impegnato a ribattere alle critiche delle minoranze. «Siamo dell’hinterland di una metropoli, non in Basilicata sul Vulture… (ci mancherebbe ndr). Non corrisponde al vero pensare a Castellanza come una realtà peggiore di altre. Né si può dire che la tecnologia non aiuta la sicurezza; c’è un’azione di prevenzione, poi, vogliamo andare contro la storia? Quanti Comuni non vorrebbero più telecamere? Anche molti esercizi commerciali castellanzesi avevano accolto bene la lungimirante iniziativa preventiva dell’amministrazione» ricorda Nicastro «accettando una sovvenzione per una protezione autorealizzata (sempre telecamere ndr). Perchè la sicurezza si ha con il contributo di tutti e di ognuno. E vorrei ricordare che metà delle telecamere esistenti in città sono state installate grazie a contributi, senza spese per il Comune».
Nicastro, quasi in veste di portavoce comunale, difende anche la figura del vigile di quartiere, la cui carenza veniva segnalata in particolare da Ponti (Impegno per la Città) in relazione a piazza San Bernardo e dintorni: «Il vigile di quartiere c’è eccome: certo non staziona in piazza tutto il giorno a braccia conserte, va a fare anche gli accertamenti anagrafici, questo forse non si sa. È di frontre alle scuole, tutti i giorni; è nelle case quando c’è qualche donna maltratta, e così via; gli tocca anche intervenire quando ci sono i TSO (trattamenti sanitari obbligatori ndr); più gli incidenti, di frequente. Riceve segnalazioni continue, soprattutto su problemi relativi a posteggi, buche, erba da tagliare. Forse qualcuno pensa che il vigile di quartiere è quella che gira sorridente per le strade, "spia" un po’ in giro, e non fa le multe, si sbaglia, anche quelle deve fare se riscontra le violazioni».
Lo sfogo del comandante, che va letto alla luce cruda dell’attenzione della cronaca locale improvvisamente puntata sulla cittadina in riva all’Olona dopo il fattaccio, rivendica quando si fa nella quotidianità, proprio quella cui non appartengono episodi così feroci: «Tutti i giorni organizzaiamo una pattuglia di due agenti, la mattina c’è il vigile di quartiere e anche il pomeriggio fino alle 21. Ci si alterna fra i rioni In Su e In Giù. Poi sul fatto specifico di lunedì sera, ritengo di aver offerto elementi sostanziali ai carabinieri, cui spetta l’indagine. Certo se avessimo qualche uomo in più… sapete qual è la situazione socioeconomica e delle amministrazioni (traduzione: si fa con quel che c’è ndr) spero di poterne avere altri, per la sicurezza non si famai abbastanza. Ma serve prima di tutto il senso civico di ognuno: quando c’è qualcosa di sospetto, segnalate. Lo feci io da studente universitario quando trovai dei resti umani in un bosco mentre ero a spasso col cane. Potevo andarmene, per quieto vivere: invece mi rovinai una settimana. Ma io sono un ex carabiniere di leva, e ne sono orgoglioso». Circa poi la ventilata possibilità di un presunto racket estorsivo ai danni degli esercizi in seguito ad almeno un episodio accertato e alcuni incendi di mezzi di ambulanti nella zona, Nicastro riferisce di aver conscienziosamente mandato i suoi agenti nei negozi: «E sapete qual era il problema principale? ‘Ma non potete mettere uno stallo di sosta fuori dal mio negozio?’»
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