Sos Racket e Usura chiude “per mafia”

Sull'home page del sito schermata nera e un laconico messaggio: "chiuso per mafia". Frediano Manzi lascia la lotta attiva: "Troppe minacce dalla mafia e troppa solitudine dalle istituzioni"

"Chiuso per mafia" dice il laconico messaggio del sito Sos Racket e Usura, il bollettino on-line dell’associazione fondata dal parabiaghese Frediano Manzi, ormai diventato un simbolo della lotta alla criminalità organizzata che si basa sull’estorsione e sull’usura. "Purtroppo chi governa la città di Milano non merita la presenza di un’associazione antiracket che tutela le persone per bene anzi, la delegittima", c’è scritto subito sotto e a chiudere la data di "morte" del sito e dell’associazione: 7 settembre ore 18.

«Questa volta è una chiusura definitiva – dice Frediano con voce piuttosto scoraggiata – così forse smetteranno anche di minacciare me e la mia famiglia», ma non c’è solo questo dietro alla decisione di staccare la spina, c’è qualcosa di più che al momento Manzi non vuole rivelare. Certo fanno pensare quelle ultime parole che puntano il dito contro chi governa la città di Milano che "non merita" anzi "delegittima" lo sforzo di chi, seppur sotto la costante minaccia della malavita, ha cercato di aiutare le vittime e denunciare i colpevoli. La chiusura dell’associazione di Manzi è avvenuta nel silenzio più completo e questo è quello che fa più male allo stesso Manzi, dopo 18 anni di battaglie: «Nessuno, tranne le vittime dell’usura che abbiamo aiutato in tutti questi anni, mi ha chiamato – dichiara Manzi – da destra a sinistra non si è levata una sola voce. Ma la solitudine che non accetto è quella che la società civile ci ha riservato. Io ho fallito da questo punto di vista e me ne rendo conto. Ma altri, come la politica legnanese, sono stati in silenzio anche quando hanno scoperto di avere in città una potentissima locale di ‘ndrangheta, sgominata con l’operazione Crimine».

La solitudine di Frediano Manzi è maledettamente simile a quella che deve aver sentito Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica (Sa) assassinato domenica, quando non ha ricevuto risposta alle sue lettere nelle quali chiedeva aiuto alle istituzioni. Ma questo non deve accadere a Frediano, per tutto quello che rappresenta e per le tante persone che oggi lo ringraziano e lo sostengono. La Lombardia ha bisogno di lui e di persone come lui che hanno denunciato il racket delle case popolari di Milano, il radicamento delle famiglie di ‘ndrangheta nell’Altomilanese, il racket delle sepolture e quello dei camion dei panini ma, in generale, qualsiasi attività illegale che ha inquinato un sistema economico in partenza sano.

Frediano Manzi vuole comunque continuare a raccontare la sua esperienza, quello che sa di come una regione tra le più ricche d’Europa e del mondo, si sia fatta infiltrare dai cognomi ben noti come Papalia, Barbaro, Pesce, Novella, Rispoli, Rinzivillo solo per citarne alcuni. Una lista che ormai non vede più la fine e che solo in parte, con i pochi mezzi a disposizione, la Dda di Milano sta cercando quantomeno di arginare. Il suo ruolo era ed è quello più importante, quello di convincere i timorosi a denunciare subito per non farsi sopraffare, per non farsi schiavizzare da chi dalla legalità, ormai ha solo da perdere. Tanti, invece, qui ne avrebbero solo da guadagnare.

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Pubblicato il 09 Settembre 2010
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