“Terreni sulla 336, Bossi fece da mediatore per la vendita”

Continua la sfilata dei testimoni per il processo per concussione all'ex- capo dell'ufficio tecnico del comune di Gallarate Gigi Bossi e agli architetto Motta e Papa. Ricostruite le vicende 336 e area Canossiane

122 mila euro per una intermediazione di Gigi Bossi, camuffata da progetto di Federica Motta. A tanto ammonta il prezzo pagato dai proprietari dei terreni lungo la s.s. 336 a Gallarate, all’inizio del 2008, per essere stati messi in contatto telefonico dall’allora capo dell’ufficio tecnico del comune Gigi Bossi con i compratori dei terreni. Questo almento quanto emerge dalla testimonianza resa questa mattina in aula dall’architetto Mirko Caldiroli e dal consulente d’azienda Gianluigi Brusatori chiamati come testi dalla pubblica accusa rappresentata dal pm Roberto Pirro nell’ambito del processo per concussione nei confronti di Gigi Bossi, Federica Motta e Riccardo Papa che si sta svolgendo al tribunale di Busto Arsizio.

La vicenda è stata ricostruita questa mattina davanti al collegio giudicante presieduto dal giudice Toni Adet Novik e mostra uno spaccato poco edificante della pubblica amministrazione con un capo dell’ufficio tecnico che fa a volte l’architetto privato e a volte il mediatore. La testimonianza dell’architetto Caldiroli è secca e lucida: «Il Brusatori si rivolse a me come incaricato di una società per acquistare dei terreni nell’area dove dovrebbe sorgere Sky City, io ne parlai con Gigi Bossi che poi diede il numero di telefono del potenziale venditore a Brusatori. Per il mio intervento ho ricevuto un compenso di 10 mila euro da Brusatori e uno uguale da Bossi che mi fece penare quasi un anno per ottenerlo, poi mi fu pagato tramite lo studio di Federica Motta». Caldiroli si "accontentò" dei 20 mila euro poichè, ufficialmente, i due soggetti non volevano pagare intermediazioni.  Generalmente per una mediazione la percentuale che va all’uomo che procura il contatto si aggira intorno al 2-3% dell’intero affare. La testimonianza di Brusatori, invece, va oltre e racconta della sua sorpresa di fronte al notaio quando apparve  tra le voci dell’atto notarile (l’operazione era stata valutata in 4,5 milioni di euro) una somma ulteriore che aveva tutta l’aria di essere la percentuale della mediazione per Gigi Bossi: «Mi fu detto che si trattava di soldi che venivano fatturati dalla S.c.i. (la società che vendeva i terreni) allo studio di Federica Motta per prestazioni precedenti. Rimasi stupito perchè nulla avevano a che vedere con la compravendita in atto che non prevedeva intermediazioni».

Quei soldi furono pagati dalla società venditrice a Gigi Bossi il quale, non potendo in qualità di pubblico ufficiale fare da mediatore, li aveva fatti dirottare sui conti dello studio di Federica Motta, sua compagna. Un episodio molto discutibile sotto il profilo etico ma che non proverebbe, secondo l’avvocato difensore Tiberio Massironi, la concussione: «Nessuno degli imprenditori ai quali fin’ora ho potuto chiedere se erano stati in qualche modo obbligati a ricorrere allo studio Motta ha risposto sì».

Durante l’udienza, infatti, è stato sentito anche Giorgio Pozzi, imprenditore comasco e consigliere regionale del Pdl, in affari a Gallarate con il collega di consiglio e di partito Massimo Buscemi in relazione all’area di via Trombini detta "delle Canossiane". Pozzi, tramite il fratello architetto Marcello, si è avvalso delle prestazioni professionali di Federica Motta per il recupero dell’area ma ha dichiarato di non essere stato obbligato da Gigi Bossi ma solo "consigliato" per le qualità della stessa: «Feci fare a mio fratello delle verifiche sulle sue effettive capacità e me ne parlò bene – ha detto Pozzi – certo, è innegabile che per avere una maggiore celerità nel disbrigo delle pratiche è sempre meglio affidarsi ad un professionista del posto che conosce bene gli uffici, altrimenti in Italia non riesci a costruire». Il giudice Novik, di fronte a queste affermazioni, non ha mancato di far notare a Pozzi come il funzionario della sovrintendenza alle belle arti fosse stato celere nel definire il parere sull’area delle Canossiane sottolineando la diretta conoscenza tra i due: «Quel funzionario ha lavorato con me in Regione» – non ha mancato di confermare Pozzi. In conclusione, in Italia, lavora solo chi ha amicizie giuste nei posti giusti, per gli altri c’è tempo.

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Pubblicato il 07 Ottobre 2010
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