Area delle Nord, un “libro dei sogni” aperto a revisioni

Il progettista ingegner Leoncini è prudente sugli sviluppi del progetto lanciato ormai un paio d'anni fa. La crisi e il conseguente clima economico non favoriscono il decollo dell'operazione

L’Area delle Nord è uno snodo cruciale, una ferita urbanistica che divide il centro città da Sant’Edoardo, e una prova del nove della capacità della politica locale e del mondo imprenditoriale di far fronte a una situazione di abbandono e di degrado. Lo riconosceva per primo il sindaco Farioli, implicitamente, quando di recente in un’occasione pubblica chiedeva retoricamente se i vent’anni passati dall’interramento della ferrovia avessero ricucito quella cesura fra un lato e l’altro dei binari. Proprio per niente. Da ben due anni è sul piatto un progetto di massima per ridisegnare l’area. Un master plan è stato consegnato al Comune in agosto, senza fanfare, e il sindaco si impegna ad un incontro pubblico entro fine anno. Anche se qualcuno fa notare che i tempi continuano a dilatarsi.
Ne parliamo con uno dei due principali progettisti: l’ingegner Gianni Leoncini, con studio a Busto.

Il professionista conferma che la proposta di master plan è stata depositata in estate, ma mette le mani avanti: «L’ultima parola sarà comunque dell’amministrazione, una volta sentite le parti sociali», ossia residenti dei quartieri circostanti, commercianti, associazioni. Il problema, avverte Leoncini, non è presentare un bel progetto, «ma far sì che non resti un’utopia». I proponenti ci sono, sull’asse "bergamasco" Tecnocovering-Vegagest-Fondo Scrovegni (già visto all’opera per il megaprogetto della Fornace di Tradate), dietro le quinte quella famiglia Tesoro le cui baruffe sulla Pro Patria hanno inquietato la tifoseria nelle ultime settimane. Quanto alle loro intenzioni per il futuro, Leoncini nulla sa.
Un problema, ricorda il professionista, è stato quello della crisi, che negli ultimi due anni ha tolto il terreno da sotto i piedi a chi volesse imbarcarsi in grossi investimenti. Un altro, collegato e non da poco, è quello di "piazzare", in un simile contesto, la vera e propria cittadella multifunzionale che si andrebbe a realizare a ridosso del Teatro Sociale, in quello che al momento è un vasto spiazzo vuoto o quasi. «Il master plan è aperto a modifiche, revisioni, suggerimenti, attendiamo indicazioni specifiche dal Comune e dal mondo del commercio, occorre un’analisi di mercato» per poter con sicurezza affermare quanti e quali spazi troveranno compratori o affittuari.
Spiega Leoncini che «noi ci muoviamo su contenuti già sperimentati con successo in altre realtà urbane europee». Si era obiettato a riguardo degli spazi dedicati al commercio: «Non ci sarebbe un centro commerciale come si è detto, gli unici che rendono, ormai, sono gli outlet, e non li si fa certo nelle città. Al contrario parlerei di negozi quasi di nicchia, non oltre i 500 mq, magari proprio al servizio delle altre funzioni della struttura, da quelle direzionali a quelle del tempo libero. Poi vorrei ricordare i metri cubi di edificato sarebbero pressoché pari al demolito. Noi puntiamo alla multifunzionalità. Siamo vicini al Sociale, e quindi ecco una cittadella culturale e dei divertimenti, con il multisala, che potrebbe benissimo ospitare anche il cinema d’essai volendo; poi una grossa videoteca-libreria-emeroteca». E siamo vicino alla stazione, quindi parcheggi, eventualmente anche fuori terra per i pendolari. Ma c’è dell’altro, come la vasca per sub, che sarebbe unica in Italia, sei metri per sei e profonda 38 metri, partendo dal terzo piano dell’edificio per non dover scavare fino alla falda. O aule e spazi, magari, «perchè non per dei master postlaurea in ingegneria? Anche da queste idee viene la previsione di un albergo. In generale parliamo di destinazioni diverse che si colleghino e si compenetrino. Utopico, ma innovativo». Con verde, non poco, e nuovi snodi stradali.
Fa molto "libro dei sogni", il problema sono sempre i soldi e la burocrazia.
Il consiglio comunale ha dato semaforo verde tempo fa, con apposita variante, ma era solo un sì propedeutico. Leoncini aggiunge che tuttora vi sono aree ancora da acquisire fra quelle interessate al progetto globale. «I ritardi nella presentazione pubblica del piano dipendono anche dal fatto che l’ufficio di piano si doveva insediare» precisa. Ma, come sempre, gratta gratta è il denaro che deve muovere tutto. Nessuno si vuole sbilanciare perchè «l’operazione va messa sul mercato», e il mercato è debole e impaurito dalla crisi. «C’è attesa di una ripresa, si spera in tempi migliori. Aspettiamo che qualcuno si faccia avanti». A tal punto, allora, più che di presentazione pubblica si tratterà di un pubblico appello a non lasciar passare anche questo treno, laddove si sono voluti sotterrare tutti gli altri.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Ottobre 2010
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