“Dieci anni di residenza per il diritto alla casa popolare”

È la proposta che la Lega cercherà di portare all'attenzione della Regione. Il vicesindaco Ferro: "Ci sono famiglie monoreddito con quattro figli a carico che non riescono a salire di graduatoria e avere la casa"

Segno dei tempi, neppure il limite dei cinque anni di residenza sembra bastare, ad alcuni, per arginare l’"invasione" di stranieri in arrivo da mezzo mondo e in cerca di casa per rifarsi una vita. Così la Lega Nord di Castellanza, senza dubbio conscia anche delle elezioni che si avvicinano, ribadisce i suoi concetti e, se non fosse chiaro sufficientemente, si prepara a bussare in Regione. Obiettivo, far cambiare le norme che regolano l’assegnazione delle case popolari, estendendo il requisito della residenza a dieci anni.
Mentre si assiste alla reazione sdegnata del PD castellanzese a recenti uscite leghiste sulla stampa locale, per il Carroccio il vicesindaco Ferruccio Ferro (foto) spiega senza scomporsi i perchè e percome dell’iniziativa. «La polemica» premette «è in realtà vecchia di mesi. La questione è in questi termini: abbiamo circa 400 alloggi popolari e ben una settantina di persone in lista d’attesa. Fra queste molti italiani, c’è chi aspetta la casa da vent’anni e forse non la vedrà mai. Parlo anche di famiglie con quattro figli, monoreddito, che vivono con mille e poco più euro al mese. Sono in graduatoria, col tempo la risalgono, ma trovano sempre qualcuno che si è inserito nel frattempo e ha requisiti migliori sul reddito». Stranieri. Ma non c’era già un limite dei cinque anni di residenza minima? «È poco» si schermisce il vicesindaco. «Siamo pragmatici: esiste un problema. C’è qualcosa che non funziona, non è possibile che una famiglia monoreddito con quattro figli non riesca a entrare nella casa popolare. Qualcosa va modificato, poi la modalità precisa, potrebbe anche essere aumentare quel limite a dieci anni, ad esempio, anche quella potrebbe essere una discriminante». Richiesta che viene dalla Lega in generale o solo da Castellanza? «Per ora, che io sappia, è una richiesta nostra. Il segretario cittadino Lovisolo aveva già dichiarato che ce ne faremo latori presso i referenti regionali del nostro movimento, in testa l’assessore Davide Boni». Da qui l’ira funesta del PD. L’obiettivo, insomma, è un altro giro di vite che ricadrebbe sui "foresti" in generale, non certo solo sugli stranieri. Difficile pensare che l’obiettivo siano quelli, che so, di Cerro Maggiore o di Canicattì. Purtuttavia, Ferro riconosce che «se uno deve lavorare a Busto o a Milano, dove andare a vivere è anche funzione del numero di case disponibili», ivi incluse quelle popolari. «Per questo proporremo alla Regione di modificare le "regole d’ingaggio" per tutelare non solo gli stranieri ma anche gli italiani».
Sì, ma quanti sono gli stranieri che occupano alloggi popolari a Castellanza sul totale? «Non ho numeri esatti, ma è una percentuale rilevante» risponde Ferro. «Non è molto diversa la questione degli asili nido. Sapete bene che i costi per questo servizio sono elevati, 5-600 euro a piccolo. Be’, quasi il 40% di chi usufruisce del servizio presenta domanda per esenzioni e riduzioni delle rette per ragioni reddituali. E la maggioranza di queste domande vengono da stranieri». Insomma: Castellanza ha troppo successo?

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Ottobre 2010
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