Carcere di Busto: “è piena emergenza: detenuti come polli in batteria”

Sovraffollamento nelle celle e carenza di agenti di polizia penitenziaria creano una miscela potenzialmente esplosiva per il sindacato di categoria Sinappe, che chiede di trasferire almeno 150 detenuti in altri istituti

La situazione del carcere di Busto Arsizio permane seria dal punto si vista del sovraffollamento e della carenza di operatori e agenti: e il sindacato nazionale autonomo di polizia penitenziaria (Sinappe), tramite il rappresentatnte provinciale Domenico Di Brino, scrive ai soggetti istituzionali, e per conoscenza alla stampa locale, perchè sul problema non cada il velo dell’oblio.
È una missiva di quattro pagine fitte quella in cui si denuncia "l’attuale stato emergenziale circa le
drammatiche condizioni di lavoro in cui la Polizia Penitenziaria è chiamata a operare". Quanto a sovraffollamento, del resto, il carcere di via per Cassano è il quinto in Italia: in realtà, il primo fra gli istituti di una certa dimensione. Il suo problema è analogo e anzi dipendente da quello del tribunale: è legato alla presenza dell’aeroporto della Malpensa e ai numerosissimi arresti che vi si compiono, soprattuto di corrieri della droga, senza che si adeguino minimamente le strutture giudiziarie e penali del territorio al peso che devono sopportare.

"La Casa Circondariale di Busto Arsizio attualmente versa in condizioni di assoluta e piena emergenza" scrive Di Brino, "d’altronde, riscontrate, da tutte le Autorità che hanno visitato a suo tempo la struttura in Via per Cassano. Le tre criticità penitenziarie e cioè la gravissima carenza del Personale di Polizia Penitenziaria, il sovraffollamento cronico della struttura di pena e i tagli finanziari fanno paura per l’indifferenza o la poca attenzione prestata dalle varie istituzioni".
Il sindacato "ritiene dover concordare e rimarcare con forza quando dichiarato da alcuni operatori penitenziari" che in alcuni convegni, hanno definito le nostre carceri le più civili… del terzo mondo.
"Le carceri hanno raggiunto un livello di disumanità da punto di non ritorno, mai prima presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio erano stati ristretti ben 450 detenuti accatastati come polli in batteria, senza avere a loro disposizione degli spazi per il pernottamento e del personale appartenente all’area educativa che possa garantire quel giusto e necessario sostegno psicologico immediato per attutire lo stress psichico nel momento del loro impatto con il Pianeta Carcere che continua, istante dopo istante, a sprofondare nel baratro".

In via per Cassano, infatti, sono recluse a oggi circa 450 persone, "in piccoli spazi che, invece, dovrebbero custodire al massimo il 50% in meno". Una situazione "preoccupante ed esplosiva", un problema "che interessa e deve interessare a tutti" e non alla sola polizia penitenziaria che si trova a gestirla. A tutte le varie aurotià destinatarie della missiva, dalla Prefettura al Comune, dalla Procura al giudice di sorveglianza, il S.I.N.A.P.Pe chiede "che venga emesso un provvedimento di trasferimento di almeno 150 detenuti verso penitenziari più capienti fuori dalla Regione Lombardia"; in subordine, perchè "sia ripensato tutto il sistema carcere, favorendo le misure alternative alla custodia cautelare in carcere; ad esempio, il primo cittadino, per meglio favorire il contenimento della spesa pubblica potrebbe richiedere l’impiego di un congruo numero di detenuti a basso indice di pericolosità, da destinare ai lavori socialmente utili".
Uno dei problemi noti è il turnover continuo dei detenuti che fa di quello di via per Cassano un carcere, per molti, "di passaggio". Per ovviare al problema delle innumerevoli carcerazioni di breve e brevissima durata, "si chiede che le persone fermate e arrestate che saranno sottoposte a un’udienza per direttissima non facciano ingresso in Istituto e che permangano presso le camere di sicurezza delle Forze di Polizia procedenti". Come in qualche caso è già accaduto. Anche perchè, spiega Di Brino, il personale operante nei turni di notte "è ridotto al minimo". Idem, "per ovvie ragioni di opportunità e sicurezza, si chiede che l’Istituto Penitenziario Bustese resti chiuso nelle ore notturne dalle 24.00 alle 08.00".
Più controversa, senz’altro, la richiesta che a fronte "dell’aumento vertiginoso della popolazione detenuta e che il trattamento è consequenziale alla garanzia dell’ordine, della disciplina e della sicurezza", si sospendano o riducano "le attività intramurali esplose in questi ultimi anni, comprese anche quelle sportive, e di garantire solo il diritto alla permanenza all’aperto prevista dall’art 10 L354/75". Cosa che però andrebbe a colpire proprio i fiori all’occhiello della struttura: i corsi e i laboratori.

La polizia penitenziaria con questi numeri non ce la fa: il Sinappe osserva che l’organico "dovrebbe essere integrato con almeno 70 unità; anche la pianta stabile del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti dovrebbe essere integrata con almeno 8 unità maschili e almeno 2 unità femminili visto l’aumento esponenziale dei ricoveri in luoghi esterni di cura (narcotrafficanti con ovuli) dovuti principalmente dalla vicinanza dell’aeroporto di Malpensa“.
Ad aggravare la situazione del carcere di via per Cassano sarebbe poi "la prossima apertura del nuovo reparto per i detenuti diversamente abili". "Da alcune indiscrezioni di questi giorni, il P.R.A.P. (amministrazione pnitenziaria ndr) stia per procedere a tale apertura senza tener conto, tra l’altro, dell’integrazione necessaria del personale del Corpo della Polizia Penitenziaria, di almeno 20 unità, per garantire l’apertura iniziale".
Il sovraffollamento, sia vvia a concludere Di Brino, "è solo ‘la mamma’ dei problemi che riguardano il carcere, i tagli finanziari hanno comportato una riduzione dei budget di spesa sia per la manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura sia degli automezzi in dotazione al Corpo della Polizia Penitenziaria, utilizzati per l’esecuzione dei vari servizi e delle traduzioni dei detenuti verso l’esterno". Le forbici governative, rincara, hanno colpito anche la spesa per i trasferimenti dei detenuti in aereo e il carburante per gli automezzi del Corpo di Polizia Penitenziaria, oltre che il materiale di cancelleria.
Last but non least, "al personale di Polizia Penitenziaria inviato in servizio di missione, non sono liquidate le competenze e le indennità di missione in tempi ragionevoli, causa la mancanza di fondi"; e ciò a tal punto "che il personale, in alcune occasioni, è costretto ad anticipi di tasca propria".

Insomma, un vero cahier de doléances cui sarà opportuno che gli enti superiori preposti diano ascolto per ovviare a situazioni che si trascinano da troppi anni. Il sindacato resta in attesa di riscontro "mediante l’emissione dei provvedimenti efficaci per il ripristino almeno dei livelli minimi standard di sicurezza" e di "condizioni più umane di vivibilità". Mancando risposte concrete, "la scrivente Organizzazione Sindacale e tutte le restanti, che hanno già manifestato condivisione in tale iniziativa, promuoveranno legittime ed eclatanti forme di protesta".

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Pubblicato il 20 Novembre 2010
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