I parenti degli imputati: “A Lonate la ‘ndrangheta sta nei palazzi che contano”

Il coordinatore dell'associazione per la legalità Ammazzateci Tutti fermato dai parenti degli imputati al processo di 'ndrangheta: «Non ci fanno vivere». La risposta: «Ci sono elementi pesanti contro di loro»

Scambio di battute tra la moglie di Vincenzo Rispoli e il coordinatore lombardo di "Ammazzateci Tutti", Massimo Brugnone (al centro nella foto) a margine dell’udienza di questa mattina per il processo a carico dei presunti appartenenti alla locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo. Lo stesso Brugnone era già stato al centro di polemiche da parte dei parenti dopo che aveva portato, nella scorsa udienza, una classe del liceo Tosi in aula per assistere al processo.

La signora Rispoli ha voluto presentare di persona a Massimo Brugnone le sue rimostranze per quella che, secondo il suo punto di vista, è una grossa ingiustizia ai danni delle famiglie degli imputati: «Le sembra giusto averci tolto ogni mezzo di sostentamento?» – ha chiesto la signora a Brugnone. Secca la replica del coordinatore dell’associazione: «Questa è la legge, se secondo la procura quei beni sono stati acquisiti illecitamente vanno sequestrati e le intercettazioni parlano chiaro». Attorno alla donna si sono riuniti anche  molti dei parenti degli accusati che incalzano Brugnone: «Mi hanno tolto anche la mia macchina da 1000 euro che mi sono pagata col mio lavoro – insiste la donna – queste cose non le raccontate e mi rivolgo anche ai giornalisti».

La discussione è andata avanti e le accuse non sono mancate: «Mio figlio sta pagando per colpe che non ha – insiste la signora Rispoli – chi ci ridarà la dignità? Se mio marito verrà assolto noi rimarremo sempre gli ‘ndranghetisti per gli altri». «A Lonate la ‘ndrangheta sta nei palazzi che contano – accusa qualcun altro -. Andatelo a chiedere a chi ha reso edificabili terreni che non lo erano».
Chiedono di non essere additati come mafiosi i parenti degli imputati e chiedono la restituzione dei beni che sono stati loro sequestrati ma la risposta di Brugnone è semplice e si trova scritta nelle leggi: «Bisogna avere fiducia nella magistratura e nella legge – conclude Brugnone rivolgendosi ai parenti – nessuno si diverte a montare processi di ‘ndrangheta, in primis il pubblico ministero Venditti. Se il giudice riterrà che vi saranno elementi sufficienti ci saranno le condanne, altrimenti le assoluzioni e in questo caso la legge prevede anche risarcimenti».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Novembre 2010
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