Pro Patria in cerca di patron: intanto, avanti con “La Tigre nel Cuore”

In commissione si discute di calcio come patrimonio della città, con la mozione del consigliere Salomi a sostegno della neonata associazione. Pellegatta: "mettiamo mille euro a testa". Ed è bagarre

Salvare la Pro Patria a campionato in corso, trovando nuovi proprietari: un compito che «avrebbe del miracoloso». Se ne è discusso anche in commissione, sul tavolo la mozione firmata dal consigliere del PdL Enrico Salomi, e controfirmata in seguito da vari altri consiglieri, che chiede il sostegno dei membri dell’assemblea all’associazione "La Tigre nel Cuore". Nata per salvare il salvabile, anzi, come ammetteva il presidente onorario della Pro e assessore, Alberto Armiraglio, per dare visibilità all’amore della città per la squadra, e invogliare i potenziali acquirenti. Il punto verrà molto probabilmente anticipato martedì 30 novembre in consiglio comunale, perchè il tempo stringe. Lo show di unità bipartisan per la salvezza della squadra è garantito; la vera partita si gioca però su altri tavoli, quelli su cui chi è interessato all’acquisto della Pro dovrà chiedere di vedere le carte.

«La politica deve far sentire la sua voce a supporto del sindaco Farioli, di Armiraglio, di Marco e Paola Reguzzoni, di Nicola Ruggiero, di quanti si sono già attivati» ha detto Salomi. «Sono orgoglioso per quanto le istituzioni stanno facendo qui, «finirà diversamente da Legnano».
”La Tigre nel cuore”, semplice associazione e non società – parlare quindi di azionariato popolare è al momento improprio – attende la definitiva ratifica del notaio, dopodiché potrà aprire un conto corrente intestato. Al momento è attivo quello d’"emergenza" aperto giorni fa e che per ora ha raccolto solo piccole somme. «Non si può salvare la squadra a colpi di 100 e di 1000 euro» riconosce Salomi, «ma serve una “cintura di sicurezza” di tifosi, sperando che la Pro non sia più sballotata di proprietà in proprietà e la tifoseria entri, se non nel CdA, almeno come soci sostenitori». Si è fatto anche l’esempio del consorzio Varese nel cuore che «per la Cimberio basket ha fatto un lavoro egregio. L’auspicio è che si imiti quell’esempio e la Pro Patria si salvi». Le condizioni purtroppo sono molto diverse e più d’uno l’ha rilevato: a Varese si è lavorato per tempo e bene, a Busto si sta correndo ai ripari con la forza della disperazione, mentre i giocatori hanno già messo in mora la società per i mancati pagamenti.

L’assessore Armiraglio dipingeva il quadro di situazione che «è precipitata velocemente». «Bisogna anche pensare a preparare una prospettiva futura di una società che possa a medio termine garantire la prosecuzione dell’attività». Intanto, dal notaio sabato è nata l’associazione. «Siamo undici soci fondatori, presidente il sindaco Farioli, vice io e la Paola Reguzzoni, ma è solo per la prima fase questa presenza delle istituzioni ai vertici». Ne "la Tigre nel Cuore" «confluiranno le risorse di tifosi, amici, piccole aziende; ci siamo mossi con le associazioni per sensibilizzare, e stiamo contattando imprenditori che hanno passione per il calcio. I primi contatti hanno dato già dei buoni frutti». Come la prevista sponsorizzazione di un importante gruppo locale. Si chiariva rapidamente che un’idea precisa di quanto serve ce l’ha solo Tesoro, che ancora detiene il 95% della società; e nel caso che i soldi versati a "La Tigre nel Cuore" non potessero essere utilizzati per la Pro, tornerebbero ai contributori. Per il PdL il consigliere Cornacchia chiedeva infatti quanto servirebbe per salvare la situazione: più che altro perchè teme «un buco nell’acqua» che per l’immagine di chi amministra il comune «sarebbe micidiale». La politica non vuole offrire il destro ad accuse e contestazioni da parte della tifoseria: che già non mancano, come rilevava il consigliere del gruppo misto Cislaghi.

Ninetto Pellegatta, già giocatore nelle giovanili biancoblu come Armiraglio, scendeva in campo alla sua maniera. Raccontava che Farioli sabato scorso avrebbe "ammansito" Savino Tesoro in un colloquio a Milano; il patron uscente avrebbe avuto un’impressione positiva, «per la prima volta ha detto che non metterà in liquidazione la Pro, e che ha piacere di vedere volti nuovi. Se sono persone serie, ha detto, non ci sono problemi; lui sbloccherebbe anche 780mila euro dal creditore fallimentare per metterli a disposizione della Pro Patria». Bocciata una sua proposta per far sponsorizzare la squadra da Agesp («non è la Cassa del Mezzogiorno»), Pellegatta proponeva di chiedere a tutti i consiglieri comunali, su base volontaria, di partecipare a La Tigre nel Cuore con 1000 euro a testa. Cifra e discorso che a molti hanno fatto fare un salto sulla sedia: «sono basita» replicava Erica D’Adda per il PD. «Gente che esce un giorno con una dichiarazione, poi gli va a parlare il sindaco e ne fa un’altra… Questo signore sta ciurlando nel manico: quel che è inaccettabile però è l’idea di perdere la squadra. Magari il problema fosse trovare un 5%, è più grave. Poi avete deciso di metterci mille euro, ma forse non sapete che nelle famiglie ci sono differenze di redditi e condizioni, la cifra non si dice o qualcuno fa la figura del poveretto, è di cattivo gusto». Più modestamente, Salomi proponeva che i consiglieri contribuissero il prossimo gettone di presenza in consiglio comunale.
Altro che mille euro… Così Cislaghi: «Non sarà questa associazione a poter salvare la Pro Patria. È dai tempi di Mancini e Petenà (e di acqua sotto i ponti biancoblu ne è passata ndr) che non si vedono più imprenditori del posto metterci i quattrini».

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Pubblicato il 25 Novembre 2010
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