In consiglio comunale è di scena la Pro Patria

Invece della mozione Salomi (PdL); passa una più generica indicazione della Lega perchè si seguano "tutte le strade possiibili" per la salvaguardia della società. Il PD: "La poltiica che si mette la maglietta non ci piace"

Il consiglio comunale di Busto Arsizio sostiene la Pro Patria, ma non nei termini attesi. Nella seduta di martedì sera a Palazzo Gilardoni, invece dell’assestamento di bilancio è stata posta al primo punto dell’ordine del giorno la mozione proposta dal consigliere Salomi, e controfirmata da vari altri esponenti dell’assemblea, per un sostegno ai tentativi di salvare la società dopo l’abbandono di fatto da parte del patron Savino Tesoro, in attesa che subentrino acquirenti. Nel testo si invitavano sindaco e Giunta a "proseguire nell’opera di salvataggio della società Pro Patria Calcio, radunando attorno ad essa imprenditori della zona e, nel contempo, promuovere con forza la proposta di azionariato popolare, vera pietra miliare di una seria partecipazione cittadina che sia da garante anche in futuro per il rilancio di uno dei più conosciti ed amati simboli di Busto Arsizio”. In realtà, ciò che alla fine è stato approvato è un emendamento interamente sostitutivo proposto dalla Lega Nord e dalla formulazione più vaga, che non cita impenditori nè azionariato, ma parla più genericamente di "perseguire tutte le strade possibili per salvaguardare la squadra". La Lega con Ruffinelli ha fatto passare la sua proposta al posto di quella presentata da Salomi, con la consigliera regionale a bacchettare: «C’è un intreccio tra vera passione per il calcio e interessi imprenditoriale che ha mortificato più di una volta (due, ultimamente ndr) la squadra e i veri tifosi. Noi in sezione abbiamo ospitato dirigenti e tifosi». Al voto, 14 i voti favorevoli, contrario Mariani (PD) per le ragioni che si vedranno, pioggia di astensioni fra cui quelle dei promotori della mozione Salomi. Quanto bastava per far passare una raccomandazione che non cambia nulla.

Prima che si arrivasse a questo sviluppo la discussione in aula verteva sulla proposta Salomi, già affrontata in commissione, e spesso con le medesime parole già usate in tale sede dai consiglieri. All’anticipazione del punto al primo posto dell’ordine del giorno si erano opposti PD e la consigliera del gruppo misto Marta Tosi. Quest’ultima commenterà con sarcasmo: «Mi rallegro che di fronte a un problema che tocca la città vi sia un’iniziativa politica e istituzionale. Ha chiuso la Mizar, ha chiuso la Luigi Tosi, ma non mi risulta che nessuno abbia chiesto di anticipare una mozione di solidarietà ai lavoratori restati a casa».
Salomi ribadiva l’intenzione di favorire, con l’associazione La Tigre nel Cuore, il sorgere di una «cintura di sicurezza» di tifosi «che controlli la proprietà». Per il PD, Valerio Mariani andava a colpire il punto dolente: la politicizzazione della crisi Pro Patria, con un centrodestra (PdL e Lega, il sindaco come Marco Reguzzoni) che si sta dando da fare nel modo più evidente e visibile per evitare il disastro d’immagine della cancellazione della squadra. «Ho giocato e sono appassionato di calcio», attaccava Mariani «ma non mi appassiona la politica che si mette la maglietta, e se la società è in questa situazione la politica ha qualche responsabilità. Siamo qui a discutere un’iniziativa che andava fatta prima (come aveva già rimarcato acnche Corrado ndr), fatta così con presidente de La Tigre nel Cuore il sindaco non mi piace. Anticipare questa cosa rispetto alla variazione di bilancio, poi, la dice lunga…» Tesi ribadita da Alessandro Berteotti: «Siamo un consiglio comunale e abbiamo un bilancio da rivedere, qui parliamo di soldi, non potremo mai essere il surrogato di una società di calcio. Si fa tutto questo per non giocarsi una manciata di voti, sappiamo bene che la tifoseria gravita in una certa area».

Da strappalacrime l’intervento dai banchi del PdL di Ninetto Pellegatta, vecchio cuore biancoblu, che ricordava l’adesione degli undici fondatori dell’associazione precisando che ognuno ha sborsato mille euro a testa, rinnovando l’invito ai colleghi consiglieri a contribuire almeno con il gettone di presenza e ringraziando i quotidiani e i settimanali locali per la pubblicità data alle vicende societarie e agli sforzi fatti per salvare la Pro. Sulla stessa lunghezza d’onda ma in posizione delicata nel PD Nicola Ruggiero, tifosissimo e cofirmatario della proposta Salomi. Anche da lui un intervento sui valori dello sport come momento aggregativo, in grado anche di accomunare le persone, anche di tenere insieme le famiglie, di coinvolgere i tifosi fino a fargli pagare di tasca propria trasferte e mantenimento per giocatori senza stipendio da mesi, come avvenne due anni fa durante la corsa alla serie B (finita poi come sappiamo). Scettico invece Cislaghi (gruppo misto), che non vede nell’iniziativa de La Tigre nel Cuore ciò che salverà la società. «Gli ultimi di Busto che ci hanno messo i soldi sono stati Mancini e Petenà», ormai parecchio tempo fa.
Ancora nel PD la voce di Erica D’Adda: pur ben conscia del valore affettivo della Pro per i bustocchi, riteneva che «sarebbe stato formalmente più corretto passare questa mozione dopo la parte deliberativa. Poi, La Tigre nel Cuore è già nata, sono imbarazzata a discutere di una cosa già fatta. Gettone di presenza? Ve ne diamo anche tre, non è quello il problema, ma qui siamo alla passerella del “torna a casa Lassie”» con fazzoletto a portata di mano. E poi: di fronte a certe dichiarazioni disarmanti di Savino Tesoro sul conto della città, nessuno ha detto ohibò, rilevava D’Adda.

Restava il tempo per un intervento finale del sindaco Farioli, che riferiva di essersi messo a capo de La Tigre nel Cuore non come capo di un’istituzione, bensì «in quanto capo di una comunità civile»; e si è tolto vari sassolini dalle scarpe ricordando, con riferimenti non immediatamente trasparenti, la vicenda del nuovo stadio si cui tanto si parlò due anni fa («Quando si gridava contro di noi perchè per amore della Pro si passasse sopra la dignità, io e Reguzzoni Giampiero la difendevamo in questi uffici»). Anche l’apertura del conto intestato al sindaco e ad altri per raccogliere i primi fondi «è servita per fermare i giocatori che erano già sull’Aventino, hanno visto che la città era vicina alla squadra. Nel periodo della gestione Zoppo la Pro e la città tutta vissero un momento delicato: molti misero mano a portafogli, consegnando soldi in modo non garantito e trasparente a giocatori e ristoratori. Avevo il dovere morale di farlo ora invece con trasparenza, invece che far avere soldi a professionisti, come molti di quelli che non hanno conquistato la serie B». «Non diciamo d’aver risolto il problema», ma ci sono imprenditori che con la dovuta trasparenza, "ponte" la Tigre nel Cuore, potrebbero subentrare. «Ho ritenuto doeroso sentire Savino Tesoro, che ha smentito categoricamente qualsiasi offesa a me, e si è detto disponibile a trattare "solo se il sindaco, persona seria", faceva da medatore. Sono presidente pro tempore de La Tigre nel Cuore nella speranza che qualcuno porti a termine il cammino». Che sembra ancora lungo.

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Pubblicato il 01 Dicembre 2010
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