“Salviamo la Casa del Popolo”

Un appello da un gruppo di bustocchi per salvaguardare la struttura, ormai venduta a privati e in procinto di essere abbattuta e convertita a residenze

In via dei Mille esiste un edificio storico che varrebbe la pena di salvare, anche se i piani sono altri: è la vecchia Casa del Popolo, testimonianza della Busto di cent’anni fa. Per la sua salvaguardia hanno scritto al Comune, ad, Agesp Servizi e alla Soprintendenza ai beni paesaggistici ed architettonici un qualificato gruppo di cittadini bustocchi, fra cui architetti, urbanisti e autori: Carlo Magni, Ettore Ceriani, gli avvocati Vittorio Celiento e Dario Baragiola, il giornalista, scrittore e autore Rai Gilberto Squizzato, Cetti Fava di Palkettostage, Marisa Ferrario Denna, Vittorio Parasole, Antonio Tosi sono i firmatari dell’appello.
L’edificio, prima di proprietà comunale, era stato ceduto ad Agesp per ricavarne nuova sede ad uffici e recentemente venduto a una società privata. "Risulta anche" si legge nella missiva "che su detto immobile sia stata autorizzata l’edificazione di complesso residenziale previa demolizione degli interi fabbricati". La struttura era ormai molto degradata, una ristrutturazione sarebbe stata probabilmente troppo onerosa per chiunque: almeno così hanno ritenuto in Agesp. Due aste erano andate deserte, si è poi passati alla trattativa privata.

L’appello

"Si ritiene", si legge nella missiva, "dato il valore storico ed architettonico dell’edificio e date le finalità sociali che ha rivestito per anni, che un prossimo, imminente intervento di demolizione (o di ristrutturazione non rispettosa) nei confronti dello stesso, possa cancellare una parte della storia recente della città degna invece di essere conosciuta e conservata. Si sottolinea che esiste un progetto dall’Agesp, a firma dell’arch. Torresan, di ristrutturazione conservativa dello stesso anche se con finalità differente da quelle previste nel progetto autorizzato da codesta amministrazione comunale.
Si ritiene opportuno che, vista l’evidente distrazione degli Organi competenti e la evidente incongruenza dell’autorizzazione rilasciata rispetto a quanto codesta Amministrazione va dichiarando nella fase di approntamento del nuovo PGT di Busto Arsizio, vengano presi opportuni provvedimenti, anche in sede di autotutela, affinché sugli immobili si operi senza compromettere questa fase di storia importante per la comunità bustese".

Un pezzo di storia cittadina

La Casa del Popolo di Via dei Mille sorse nel 1897 per iniziativa della Cooperativa Operaia Edificatrice e della Cooperativa Operaia di Consumo. Erano gli anni migliori del movimento cooperativo, elemento di progresso dei ceti più umili. Nella Casa del Popolo si concentrarono poi tutti gli organismi della classe operaia e della sinistra bustese, con il partito socialista (allora ben diverso da quello craxiano ndr) chiaramente in posizione dominante. Un salto di qualità fu fatto con l’arrivo alla direzione amministrativa della Cooperativa Operaia di Consumo Egidio Bernaroli: il movimento operaio e socialista bustese allargò le iniziative economiche della Cooperativa e attivò quelle culturali e informative, tra l’altro fondando il settimanale "il Lavoro", la Biblioteca-Università Popolare e un teatro. La Busto di cent’anni fa era vivace sotto tutti gli aspetti: economia effervescente e in sviluppo, e un mondo del lavoro pugnace sulla paga e sugli orari ma che non disdegnava di progredire sul piano della cultura, quando ancora a scuola i più andavano solo alle elementari.
Il Salone del Teatro realizzato presso la Casa del Popolo fu inaugurato il 7 dicembre 1906 dalla Scuola di recitazione ‘Paolo Ferrari’con i ‘Tristi amori’ di Giuseppe Giacosa. La compagnia fece poi binomio fisso con il teatro in molti spettacoli di autori allora molto apprezzati. Il salone ospitava anche serate danzanti, concerti, assemblee della Cooperativa Operaia, conferenze, fra cui una in cui, il 2 febbraio 1908, l’avv. Longoni di Milano presentò, con il supporto di ‘magnifiche proiezioni’ (allora davvero un portento della modernità), la sua diretta esperienza del leggendario raid automobilistico Pechino-Parigi.
I guai per la Casa del Popolo vennero naturalmente con l’avvento del fascismo, violentemente avverso alle sinistre. Nell’agosto del 1922 i fascisti assaltarono il Municipio, abbattendo l’amministrazione del sindaco socialista Carlo Azimonti. Nel febbraio 1923 chiudeva la Biblioteca Università Popolare; dallo stesso anno non c’è più notizia del teatro. Nel 1924 cessò le pubblicazioni "Il Lavoro" e passò sotto controllo fascista la Cooperativa Operaia, ribattezzata Cooperativa Edificatrice di Produzione e Lavoro. Finite feste, incontri e rappresentazioni, il salone fu abbandonato e riutilizzato come magazzino della nuova Cooperativa.
Oggi, in vista l’abbattimento. Il sol dell’avvenire tramonta anche così.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Dicembre 2010
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