Stelluti, una vita fra Busto e Milano, tra lavoro, Cisl e Parlamento

Il candidato sindaco del centrosinistra, cattolico e sindacalista, deputato tra il 1996 e il 2001 con l'Ulivo, è stato primo cittadino di Bollate dal 2005 allo scorso anno, "in trincea" in un contesto "caldo"

Carlo Stelluti è nato il 2 giugno 1944 a Busto Arsizio, figlio di operai. Cresciuto fra scuola, oratorio e l’impegno con l’Azione Cattolica, inizia a lavorare giovanissimo. Tra gli altri luoghi di lavoro, a diciannove anni viene assunto dalla Vizzola (futura Enel) e lavora alla centrale elettrica di Turbigo, poi a Castellanza, a Cislago. Completa gli studi fino al diploma, scuole professionali e Itis, con la scuola serale dopo il lavoro. Sposato con Rosalba da 39 anni, ha due figli, Paolo e Ivo.
Nel ’67 per lavoro è a Milano, studia scienze sociali all’Università di Trento, allora luogo di fermenti politici e sociali. L’impegno nel sindacato di ispirazione cattolica lo porta presto a diventare segretario provinciale dei lavoratori elettrici della Cisl in provincia di Milano, poi è in segreteria confederale, occupandosi  di industria, di pubblico impiego, di municipalizzate, di formazione dei sindacalisti. Nel 1986 è eletto segretario generale della CISL provinciale di Milano, e per otto anni ha la responsabilità di 250mila iscritti nel periodo delle grandi ristrutturazioni industriali e dell’avvio della concertazione. Nel 1994 lascia l’incarico e torna al lavoro come tecnico della sicurezza. Due anni dopo si impegna in politica aderendo al Movimento dei Cristiano Sociali ed è candidato alla Camera per l’Ulivo, venendo eletto nel collegio Garbagnate-Bollate. Alla Camera entra in Commissione Lavoro e funge da segretario della commissione bicamerale di controllo  degli enti gestori dei fondi di previdenza. Presenta e sostiene varie propsote di legge, per l’abolizione del cumulo fra pensioni e reddito da lavoro, per l’assistenza agli anziani non più autosufficenti, la riforma degli orari di lavoro, la tutela degli invalidi civili e di guerra, le regole del mercato del lavoro, la sicurezza sul lavoro. È particolarmente orgoglioso della legge 68/99 che sancisce il diritto al lavoro dei portatori di handicap.
Chiusa nel 2001 l’esperienza da deputato a Roma, collabora con la residenza provinciale Acli di Milano e per anni collabora con la Pastorale del lavoro della diocesi ambrosiana. Nel 2005 la politica lo cerca nuovamente: il centrosinistra gli chiede di candidarsi a sindaco di Bollate, grosso centro dell’hinterland milanese. Vince al primo turno col 55% dei voti, pur non essendo bollatese, ma bustocco, e residente a Busto da dove ha sempre "pendolato" su Milano. Esperienza difficile e tormentata quella bollatese, "in trincea" scrive nella breve biografia diffusa, "in un territorio dove le inchieste dimostreranno l’interesse della ‘ndrangheta ad infiltrarsi nei partiti e nelle istituzioni". Uno dei boss è finito in manette dopo mesi di latitanza poche settimane or sono. Nel 2010 la mancata rielezione, per 500 voti. Tempo poche settimane dalle elezioni perdute, quando emergono i verbali dell’inchiesta tra Milano e Reggio Calabria che toglie il velo alla vera struttura della ‘ndrangheta mandando trecento persone dietro le sbarre, "il magistrato Ilda Boccassini, titolare delle indagini, sottolinea la mia indisponibilità a cedere a minacce e lusinghe di qualsiasi tipo".
Infine, l’impegno nella sua Busto Arsizio, con la richiesta del centrosinistra di tornare in lizza per un posto da sindaco, accolto, dopo qualche comprensibile riserbo, visto il precedente difficile.
Tra le passioni del candidato sindaco del centrosinistra, i viaggi, quasi sempre in tenda, la montagna (è socio Cai da cinquant’anni, ha scalato il Monte Bianco ben sei volte). Socio dell’Avis dal 1966, ha all’attivo oltre cento donazioni di sangue.

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Pubblicato il 15 Febbraio 2011
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