Ceam e Laura Comi chiedono il “Made in” all’Europa

Una delegazione del Consorzio export Alto Milanese è andata al parlamento europeo insieme all'eurodeputata per partecipare ad un convegno sull'esperienza lombarda nel tessile

Il meccanotessile dell’Alto Milanese chiede il riconoscimento del marchio del “Made in”. Per questa ragione oggi ha partecipato a Bruxelles all’incontro “Made in for the textile and the best Italian experiences: the Lombardy Region best practise” organizzato dall’onorevole Lara Comi al Parlamento europeo, vice presidente della Commissione mercato interno e protezione dei consumatori. Presenti per il consorzio CEAM, attivo dal 1991, il presidente Ettore Guarneri, il direttore Sergio Colombo e altri 4 imprenditori, Federica Anceschi, Simonetta Cariati, Alessandro Pezzotta, Marisa Rabolini. Accanto a Comi il relatore del regolamento sulle denominazioni dei prodotti tessili, l’europarlamentare olandese Toine Manders. A rappresentare la Regione Lombardia il responsabile della delegazione a Bruxelles, Gianlorenzo Martini.

È un terreno comune quello di partenza: Lara Comi, infatti, ha voluto introdurre specifiche regole d’origine nel regolamento sulle denominazioni dei prodotti tessili all’attenzione del Parlamento europeo: nel mese di maggio, infatti, è prevista la seduta plenaria in cui sarà votato nuovamente il testo del regolamento. Tre, in particolare, le novità introdotte dall’europarlamentare lombarda Comi: l’obbligo di etichettatura per i prodotti provenienti dal territorio extraeuropeo secondo il criterio dell’ultima fase di lavorazione, l’indicazione di origine volontaria dello Stato in cui si siano svolte due fase di lavorazione su quattro, l’indicazione facoltativa del “100 per cento Made in” per i prodotti interamente realizzati all’interno di un Paese membro dell’Unione europea.

«La legge italiana 55/2010, che porta i nomi di Versace e Reguzzoni – ha spiegato Comi nella sala dell’edificio dedicato ad Altiero Spinelli – è inapplicabile: non avrà futuro se non sarà in linea con le normative dell’Unione europea. Pur essendo stata votata dal Parlamento italiano, non è diventata esecutiva a causa della sua contrarietà al diritto comunitario. Per questa ragione il Governo italiano ha ritirato i decreti esecutivi per evitare l’avvio della procedura di infrazione da parte della Commissione europea». Il “Made in” – ha proseguito l’eurodeputata – «va difeso con forza dal momento che l’Italia, in questo settore, rappresenta una punta di eccellenza nel panorama non solo europeo ma anche globale. Esistono grandi imprese che hanno deciso di esternalizzare alcune fasi del processo di produzione: è una vera e propria truffa ai danni dei consumatori definire “Made in Italy” ciò che di italiano ha solo il confezionamento». Proprio in questa direzione va la proposta della Comi di utilizzare le nuove tecnologie come i microchip e gli strumenti a radiofrequenza per la tracciabilità completa dei prodotti: «Tutto ciò eliminerebbe – ha concluso la Comi – il problema dell’individuazione dei criteri per l’attribuzione dell’origine di un prodotto, promuovendo la lotta contro la contraffazione».

È proprio contro la falsificazione che CEAM è decisa a portare avanti la propria battaglia a Bruxelles
: il consorzio dell’Alto Milanese raccoglie 23 aziende del settore meccanotessile: «Per fare la lavorazione del tessile – ha detto il presidente Guarneri – si utilizzano le nostre macchine. Per questa ragione siamo soliti dire che noi formiamo la materia prima per dare vita al “Made in”. Ciò che chiediamo alle istituzioni europee è di valorizzare le macchine tessili italiane». La proposta di CEAM è quella di etichettare anche le macchine meccanotessili: «Sarebbe bello – ha rimarcato il direttore Colombo – fregiarsi del marchio di “Made in Italy”, essendo le nostre macchine a totale vocazione italiana». E non è solo una questione di marchi: «Oltre al “Made in” – ha concluso Guarneri – chiediamo che all’interno dell’Unione europea siano applicate sanzioni a seguito di rigorosi controlli doganali».

Equilibrata la posizione di Regione Lombardia, presente all’incontro: «Condividiamo e appoggiamo – ha dichiarato Martini – le iniziative a favore del “Made in” nel pieno rispetto della normativa comunitaria. La delegazione di Regione Lombardia a Bruxelles supporta il lavoro dei deputati lombardi sui diversi dossier in discussione al Parlamento». E proprio per verificare sul campo la situazione dei marchi nell’Europa di oggi Lara Comi si recherà nelle prossime settimane in visita alla maison Ugo Boss in Germania e Louis Vuitton a Parigi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Marzo 2011
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