Fa il postino ma non può permettersi un affitto e vive in auto

La storia di Salvatore Genovese, dipendente delle poste di Busto e residente a Castellanza. Viveva in un camper ma è andato distrutto in un incendio e ora vorrebbe portare qui la sua famiglia dal sud ma non ha casa

Salvatore Genovese è allo stremo delle forze ma non molla. Vive in auto da molti mesi ormai ma è deciso a continuare anche se nessuno lo aiuta. Vive a Castellanza da 3 anni e fa il postino per gli uffici postali di Busto Arsizio, ogni mattina si sveglia nella sua auto, accende il motore e si reca sul posto di lavoro. Vive con 100 euro al mese e il resto dello stipendio serve a pagare le rate del camper andato a fuoco e a mantenere la sua famiglia in Sicilia, una moglie che ha perso il lavoro e due figli.

Dopo un intero inverno all’addiaccio i primi raggi di tiepido sole non lo fanno sorridere. Prima viveva nel suo camper a Castellanza, aveva poco ma i comfort necessari non mancavano: la doccia, il fornello per cucinarsi pasti dignitosi, un armadietto per i suo vestiti e un letto per dormire. Il camper era la sua casa perchè gli affitti, qui al nord, sono troppo onerosi per chi vive di uno stipendio da operaio: «Il progetto resta quello di portare la mia famiglia qui ma non ce la faccio – racconta al telefono – e per il momento non ho ricevuto nessun tipo di aiuto da nessuno. Nè dai miei colleghi, nè dal comune di Castellanza». Il camper è andato distrutto e l’unica cosa che è riuscito a trovare per non rimanere in mezzo ad una strada è una vecchia utlitaria gibollata: «Mi ripara dalle intemperie e mi porta a lavorare – ci dice – purtroppo non riesco a fare di meglio per ora».

La sua storia era già finita sui giornali locali ma la situazione non è affatto migliorata: «Dopo quell’incidente in cui ho perso il camper – continua – sono stato contattato dall’assessore ai servizi sociali Abruzzo che mi aveva promesso aiuto, un monolocale da utilizzare in attesa che riuscissi a trovare una sistemazione dignitosa per la mia famiglia, poi gli assistenti sociali mi hanno detto che io guadagno abbastanza per potermela cavare e che c’è gente che è messa peggio di me». Salvatore, allora, tira fuori l’orgoglio e prova a resistere ma non sa per quanto riuscirà ad andare avanti: «Non lo so davvero – conclude – faccio appello al buon cuore di chi mi può offrire una sistemazione temporanea, sono pronto a pagare qualcosa per condividere una casa con altre persone». Al lavoro ha chiesto ai colleghi ma nessuno lo ha aiutato. La sua storia sembra non fare breccia nel cuore di chi lo conosce perchè dannatamente simile a quella di migliaia di persone in Italia. La stessa Italia che ieri festeggiava i suoi 150 anni di unità nazionale e che oggi ritorna ad essere sorda di fronte alle richieste di aiuto e di solidarietà.

Varesenews prova, nel suo piccolo, a rilanciare l’appello alla comunità perchè qualcuno sia capace di tendere una mano non per dare soldi ma per accogliere, questa volta, un italiano in difficoltà che è venuto qui per fare una vita onesta e dignitosa e per non finire a ingrossare le file degli sgherri della criminalità organizzata.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Marzo 2011
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