Il crollo del teorema della calabresità
Durante il processo si è parlato di calabresi ottusi e di cene allegre, di pentiti bugiardi e conversazioni spavalde al telefono ma i giudici non hanno dimenticato i morti lasciati sul terreno e il clima di paura che comincia a sciogliersi
Non erano cene tra amici e parenti ma summit di ‘ndrangheta, Carmelo Novella non è stato ucciso perchè ha rifiutato un vasetto di ‘nduja a saldo di una prestazione. Giuseppe Russo , Alfonso e Cataldo Murano non si sono sparati da soli (anche se per nessuno di loro è stato ancora trovato il colpevole). La linea delle difese, che voleva far passare l’idea che, in fondo, si trattava di spavalderie al telefono, di voci un po’ troppo sopra le righe e di comportamenti tipici dell’arretratezza culturale dei calabresi non ha trovat riscontro nei giudici. Il faldone dell’indagine Bad Boys, le confessioni di Antonino Belnome (l’assassino di Novella condannato a 11 anni), le parole di Augusto Agostino hanno aperto un vaso di Pandora che nessun avvocato poteva ignorare. In aula ne sono passati tanti e alcuni hanno sicuramente portato argomentazioni serie e ben costruite. Forse non tutte le estorsioni e le usure contestate erano tali, magari qualche intercettazione poteva anche essere stata male interpretata e qualche pentito non ha detto tutta la verità ma asserire che a Legnano e Lonate Pozzolo c’era solo un allegra combriccola di frequentatori di ristoranti con il vizio della minaccia telefonica era oggettivamente troppo.
Lonate Pozzolo era (e in una zona in particolare la situazione non è cambiata molto) una città sotto assedio di personaggi che imponevano un regime di paura e soggezione. Qualcosa sta cambiando, i ragazzi di "Ammazzateci Tutti" hanno incontrato il plauso di molti cittadini lo scorso venerdì quando sono andati a volantinare al mercato per pubblicizzare lo spettacolo di Giulio Cavalli previsto per il 9 luglio in piazza Sant’Ambrogio alle 21. Il consiglio comunale ha creato il gruppo per la legalità che sta organizzando diverse iniziative, tra le quali quella con Cavalli e l’associazione. Qualcosa sta cambiando nella società civile ma, come al solito, la politica (o almeno una parte di essa) non la segue con altrettanta velocità. Forse qualcuno doveva farsi da parte già tempo fa, anche solo per aver collaborato con persone che oggi hanno condanne sulle spalle, ma questo non è avvenuto. Ora non è tempo di voltare pagina a Lonate (come a Legnano dove la politica non ne parla neanche) ma è giunto il momento di denunciare le infiltrazioni e chi le ha permesse.
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