Radio Busto la prima voce che annunciò la libertà
L'emittente, nel pomeriggio del 25 aprile 1945, diede la notizia dell’insurrezione generale nell’Italia del Nord agli Italiani e al mondo
La notizia dell’insurrezione generale nell’Italia del Nord venne data agli Italiani e al mondo nel pomeriggio del 25 aprile 1945 da Radio Busto. L’emittente si chiamava Radio Tevere sino a poche ore prima: collegata all’EIAR, la Rai della repubblica di Salò, trasmetteva programmi di sostegno al regime fascista e la mattina del 25 aprile venne occupata dai partigiani del Bustese. (nella foto: un carro armato sottratto dai prtigiani alle milizie fasciste)
Radio Tevere era stata trasferita a Busto dopo la liberazione di Roma da parte degli americani: poteva essere ascoltata in tutto il Nord e per questo motivo subito dopo l’occupazione degli impianti, situati allora in una zona periferica della città, ci si attivò perché le trasmissioni potessero riprendere. L’impegno di tutti rese possibile mandare in onda prima del tramonto l’annuncio dell’insurrezione; Radio Busto nei giorni seguenti funzionò a pieno regime e con un ascolto incredibile.
Purtroppo con il ritorno alla normalità il sistema radiofonico nazionale non prevedeva un’emittente a pochi chilometri dalla grande sede di Milano ragione per cui la sera del 23 maggio Radio Busto venne chiusa: andarono così deluse le speranze dei bustocchi, fieri d’essere stati la prima voce di libertà nell’etere.
La vicenda di Radio Busto connotò fortemente i giorni della Liberazione nel Bustese dove la resistenza al nazifascismo aveva avuto come grandi protagonisti i partigiani cattolici, gli “azzurri” della Divisione Alto Milanese. Imprenditori, operai, impiegati, professionisti e un gruppo di sacerdoti coraggiosi avevano creato una grande, attivissima organizzazione che poteva contare su un apparato militare locale ma che aveva strettissimi rapporti con i partigiani dell’Ossola ai quali venivano indirizzati coloro che volevano combattere in montagna e si facevano in continuazione pervenire armi, viveri, vestiario, soldi sfidando e superando a volte avventurosamente i rigorosissimi controlli dei fascisti e dei nazisti.
La direzione di Radio Busto venne affidata a un docente di lettere, il professor Nino Miglierina che anni dopo sarebbe diventato condirettore de “La Prealpina”.
Miglierina fece in modo che il flusso di notizie non cessasse mai e che Radio Busto diventasse anche un riferimento per i famigliari dei combattenti. L’ufficio stampa-radio fu sistemato vicino ai comandi militari e tempestivamente veniva data comunicazione di tutto quanto accdeva: le varie fasi della Liberazione, le manifestazioni, le rievocazioni di fatti d’arme o di caduti per la libertà, ma non mancavano programmi scientifici, letterari, sportivi. religiosi.
Busto Arsizio grazie alla sua radio visse una stagione eccezionale anche per quanto riguarda la comunicazione: in qualche modo fu un’anticipazione di quanto sarebbe accaduto con l’avvento, dopo alcuni decenni, delle radio commerciali. Ma Radio Busto faceva arrivare molto lontano la sua voce tanto che al loro ritorno non pochi ex prigionieri dissero di essere stati subito informati della Liberazione attraverso la radio della loro città.
Il ricordo di Radio Busto a 60 anni dalla sua breve ma grande epopea è doveroso perché rende omaggio alla prima voce che annunciò agli Italiani la libertà, inoltre permette di riportare l’ attenzione su due negatività che segnano i nostri giorni.
La prima riguarda il generale uso dei mezzi nazionali radiotelevisivi non sempre correttamente indirizzato alla crescita culturale della collettività, la seconda è la desolante indifferenza con la quale ci si è avvicinati al sessantesimo anniversario del 25 aprile. Una data storica e indimenticabile perché segna l’inizio di una libertà che il nostro popolo mai prima di allora aveva conosciuto.
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