I profughi: “Gheddafi ci ha costretto a lasciare la Libia”

Cinque profughi bengalesi sono giunti dalla Libia a Solbiate Olona. Il sindaco: "Una decisione presa per offrire aiuto con i fatti e non solo a parole” e che potrebbe rivelarsi vantaggiosa per l’intera comunità

Anche se ormai non ne parla quasi più nessuno, in Libia la guerra continua e, inevitabilmente, prosegue l’emorragia di profughi dalla costa sud del Mediterraneo. Delle migliaia di migranti che cercano la pace nel nostro Paese, da oggi 5 di loro la troveranno a Solbiate Olona. Arrivati nel tardo pomeriggio di martedì 19 luglio, rimarranno nella piccola città fino a fine anno.
Il loro viaggio, la cui ultima tappa è una struttura di proprietà del comune a due passi dal Municipio (nella foto) è però iniziato molto tempo prima. Tutti e 5 gli uomini, che hanno tra i 22 e i 45 anni, sono originari del Bangladesh e sono arrivati in Libia per lavorare. Raccontano in un inglese stentato che allo scoppio della rivoluzione sono stati costretti -quasi obbligati- dalle forze di Gheddafi a lasciare il Paese. E così hanno sfidato il Mediterraneo, attraversando il pericoloso stretto di Sicilia su una barca stracarica di 800 migranti. Salvati dalle motovedette italiane, hanno passato diverso tempo a Lampedusa per poi essere portati nel campo profughi di Manduria. Le condizioni di vita in quella struttura erano al limite del sopportabile e così, grazie alla disponibilità di Solbiate, hanno potuto trovare un ben più accettabile alloggio.

Il sindaco Luigi Melis tiene a mettere le cose subito in chiaro. «Abbiamo voluto dimostrare solidarietà -ha detto- non solo a parole ma anche nei fatti» e per questo motivo «nel piccolo della nostra comunità abbiamo voluto offrire un aiuto». Un aiuto che comunque sulle casse del comune non dovrebbe pesare in alcun modo. Per ogni ospite «dovremmo ricevere circa 43 euro al giorno» e ad ognuno di loro «consegneremo buoni acquisto alimentari per non alterare le loro diete», condizionate da prescrizioni religiose. Alla fine dell’anno, l’ospitalità del comune potrebbe tradursi anche in un vantaggio economico per l’intera comunità. Infatti l’amministrazione comunale intende spendere i fondi che avanzeranno «per le scuole e per il sociale» sempre che, chiosa il sindaco, «il ministero ce li dia».
Intanto, anche grazie alla collaborazione con Caritas e gli uffici comunali si sta cercano di trovare qualcosa da fare a questi ragazzi «perchè non possiamo lasciarli con le mani in mano per 6 mesi». Melis è comunque consapevole che arriveranno critiche al suo progetto e quindi gioca d’anticipo. «Voglio precisare che la solidarietà non ha colore politico» e per questo «so che la generosità della nostra comunità si farà sentire». Chiunque volesse aiutare i 5 “solbiatesi adottivi”, quindi, non deve far altro che rivolgersi alla Caritas o direttamente agli uffici comunali.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Luglio 2011
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