Più soldi ai dirigenti, sindacati infuriati
Le RSU preannunciano assemblee e agitazioni dopo le delibere di giunta che hanno destinato assegni da oltre 15.000 euro ad alcuni dirigenti comunali. “Uno schiaffo morale che non possiamo accettare”
Sarà un autunno caldo a Busto Arsizio: a partire da settembre assemblee, scioperi e blocchi dei servizi pubblici, dalla scuola alla polizia locale. Lo hanno preannunciato oggi i rappresentanti delle RSU comunali, recatisi in municipio per firmare l’intesa sui centri servizi estivi di scuole materne e asili nido, ma contemporaneamente pronti a far esplodere la protesta sul tema delle retribuzioni. L’oggetto del contendere sono le recenti delibere di giunta con cui l’amministrazione ha destinato ad alcuni dirigenti comunali assegni personali tra i 15mila e i 20mila euro in aggiunta al normale compenso; un esempio è la delibera numero 347 del 27 giugno, con la quale si attribuisce un contributo di 17mila euro all’anno al dirigente del settore Strategie territoriali, Opere pubbliche e Infrastrutture. Decisioni che, secondo i sindacati, stridono fortemente con i tagli agli stipendi dei dipendenti e con la “scomparsa” dal bilancio comunale di oltre 29.000 euro destinati agli incentivi.
“È uno schiaffo morale che non possiamo accettare – lamentano i rappresentanti delle RSU – siamo stati i primi a chiedere la decurtazione delle indennità, abbiamo accettato una riduzione del 50% del fondo incentivante, abbiamo fatto di tutto per evitare gli sprechi e racimolare soldi in modo da poterli distribuire uniformemente a tutti i dipendenti, e loro in cambio cosa fanno? Riconoscono la professionalità solo a 5 persone su 420. Quello che ha fatto l’amministrazione non è solo inopportuno, ma anche scandaloso: com’è possibile giustificare una scelta del genere? Oltretutto si crea un’enorme disparità tra dipendenti della stessa categoria, andando in senso esattamente contrario alle osservazioni del ministro Brunetta”. L’esempio più eclatante, secondo i sindacati, è quello dei dipendenti degli asili nido: “Siamo stati costretti a rinunciare a 21mila euro, e ora veniamo a sapere che tutti i soldi risparmiati andranno nella busta paga di una sola persona…”.
La richiesta delle rappresentanze sindacali è molto chiara: “Vogliamo che l’amministrazione ritiri le delibere o, se proprio vuole mantenere questo stato di fatto, quantomeno arricchisca il fondo di incentivazione con 300-400mila euro, naturalmente seguendo tutte le vie legali. Altrimenti possiamo già immaginare la reazione delle centinaia di dipendenti rimasti esclusi”. Si parla dunque di assemblee, generali e di settore, e di agitazioni che “non si fermeranno fino a quando il problema non sarà risolto”: il caso degli assegni personali, infatti, si inserisce in un quadro già rovente sia per i tagli, sia per la situazione critica di alcuni servizi. “Abbiamo subito la cancellazione di tutte le indennità, la forte penalizzazione delle posizioni organizzative, gli stipendi bloccati fino al 2014 – ricordano i sindacati – e ci è persino stata rifiutata la richiesta di un buono pasto da 1 euro. Le condizioni dell’ufficio anagrafe sono disastrose, ma nonostante questo il personale assunto in occasione delle elezioni è stato lasciato a casa subito dopo. Per non parlare della vicenda della Corte dei Conti, i cui provvedimenti sono in esecuzione: certo, è una situazione annunciata, ma per le famiglie toccate da una messa in mora o comunque da un procedimento giudiziario resta una vicenda delicatissima sul piano emotivo”. Al di là delle questioni di merito, è anche il metodo del confronto tra le parti sociali a non piacere: “Dal punto di vista giuridico l’amministrazione comunale ha la possibilità di prendere decisioni riguardanti il personale anche senza consultare le organizzazioni sindacali, ma è davvero opportuno farlo? È chiaro che così si rischia il conflitto ogni volta che c’è una scelta non condivisa”.
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