Teatro Sociale, il comune tratta l’acquisto. Pd contrario
L'assessore alla cultura Crespi annuncia che è in dirittura d'arrivo l'acquisizione dello storico edificio al costo di 3,5 milioni di euro ma il gruppo consiliare democratico critica tempi e modi
L’amministrazione comunale vuole acquisire il teatro Sociale di Busto Arsizio. Sono in atto da qualche tempo le trattative, condotte dall’assessore alla cultura Mario Crespi, per l’acquisto dell’immobile di piazza del Plebiscito per una cifra che si aggira intorno ai 3,5 milioni di euro. La notizia, apparsa questa mattina su La Prealpina, ha scatenato le polemiche nell’opposizione. il gruppo consiliare del Partito Democratico ha voluto esprimere il proprio dissenso nei confronti di questa operazione con un comunicato che pone anche alcune domande.
Apprendiamo a mezzo stampa che, con “ estrema riservatezza”, la Giunta – assessore Mario Crespi in piena attività da tutta l’estate – sta portando a termine la trattativa per l’acquisto del Teatro Sociale.
Costo: oltre tre milioni e mezzo di euro! In un momento di straordinaria difficoltà economica, senza ancora aver valutato l’impatto sul nostro bilancio di due manovre economiche pesantissime, inabili a risolvere i problemi del debito e dello sviluppo del paese, ma capaci di strangolare gli enti locali e i cittadini, assistiamo ad interventi che sono: privi di qualsiasi programmazione, avulsi da un quadro di priorità chiare e dichiarate e dalla definizione di una politica culturale efficace. Siamo ancora nella nebbia rispetto alla collocazione della collezione Merlini: Borri sì, Borri no, polo culturale qui o polo là!
Non solo, ma tutto ciò avviene senza che vi sia stata neppure una benché minima discussione in quello che sarebbe un Consiglio Comunale “ da valorizzare”. Non avendo inserito questa cifra di spesa nel bilancio di previsione 2011, la vedremo probabilmente rientrare nelle prossime variazioni di bilancio.
Ora, sia pure con un mutuo e un pagamento dilazionato nel tempo, sarebbe utile capire il perché di una scelta in cui gli oneri finanziari se li accolla il Comune, mentre l’ipotizzata Fondazione sarà finalizzata alla sola gestione. Altre alternative per salvare una struttura culturale che è certamente importante per la città non sono state considerate? Che la convenzione scadesse il 31 dicembre era noto: questa improvvisa fretta e disponibilità finanziaria da cosa derivano? Agesp avrà la gestione anche di questo patrimonio?
Una risposta a questi interrogativi è dovuta alla città, almeno ora che quello che viene fatto sotto il tavolo esce allo scoperto.
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