L’addio di Stelluti al Pd bustocco: “Voglio fare opposizione”
L'ex-capogruppo punta il dito contro gli altri consiglieri democratici che lo avrebbero osteggiato e messo in minoranza più volte. Resterà nel Pd e, per ora, anche in consiglio comunale ma l'amarezza è tanta
Come annunciato ieri Carlo Stelluti non sarà più, dal prossimo consiglio comunale del 17 dicembre, nè capogruppo e nè consigliere comunale del Pd. La rottura è ormai definitiva e maturata dopo mesi di tensioni interne tra l’uomo che ha unito il centrosinistra di Busto e il resto del gruppo democratico in consiglio. L’addio ufficiale è arrivato questa mattina, venerdì, dal tavolino di un bar dove ha convocato la stampa per chiarire i motivi di questo passaggio doloroso: «Innanzitutto preciso che io ero, sono e sarò un democratico – precisa subito Stelluti – ma non farò più parte del Pd di Busto. La mia provenienza politica e le mie idee sono in piena sintonia coi principi del Pd».
Per quanto riguarda i motivi di screzio con il Pd cittadino Stelluti ricostruisce la sua discesa in campo: «Nella mia vita non ho mai fatto politica proponendomi di persona ma sempre al servizio di chi chiedeva il mio intervento – precisa – e così anche a Busto, come prima a Bollate e al Parlamento, mi sono messo a disposizione dopo precise richieste. Il giorno stesso dei risultati elettorali diedi immediatamente la mia disponibilità a lasciare il posto ad un giovane in quanto credo che chi perde alle elezioni si deve fare da parte. Succede ovunque tranne in Italia». E invece il partito ha inistito a tal punto da chiedergli di fare il capogruppo: «Mi è stato chiesto di rimanere e di fare il capogruppo cosa che, in prima battuta rifiutai, ma mi venne chiesto di farlo lo stesso. Le cose non sono andate come volevo a causa di una serie di questioni sulle quali mi trovavo puntualmente in minoranza – continua Stelluti – già dopo qualche mese rimisi il mio incarico ma, nuovamente, mi venne chiesto di non lasciare e altri rospi da ingoiare si sono presentati subito dopo». Stelluti ne cita un paio: la decisione di non opporsi al metodo con cui la maggioranza ha deciso gli incarichi nelle partecipate e la questione della riduzione del gettone di presenza: «Io lo definii poco incisivo ma non demagogico mentre gli altri avevano deciso che la linea da seguire era quella di andare contro Sablich». Da quel momento in poi i rapporti sono degenerati anche se, in un primo momento, voleva rimanere nel gruppo ma dopo una riunione di fuoco nella quale è volata anche qualche parola « mi sono state imposte delle regole anche su come esprimersi pubblicamente», un veto insopportabile per chi pensa, come Stelluti, che una persona libera possa e debba esprimersi senza censure.
Secondo l’ex-capogruppo del Pd il suo partito a Busto ha deciso di essere minoranza ma non opposizione: «Questo farà felice il sindaco e la giunta – aggiunge – ma fa male alla democrazia e alla maggioranza nel suo insieme che, in questo modo, è meno compatta anch’essa». Stelluti, ora che è libero da lacci e lacciuoli rincara le dose sui suoi ex-compagni di gruppo: «Non ci sto più a fare la figura di quello che viene smentito continuamente come successe nel consiglio comunale nel quale mi opposi alla creazione della settima e dell’ottava commissione quando, dopo il mio intervento, un collega (Erica D’Adda, ndr) mi smentì davanti a tutti». Altro episodio che descrive la situazione del gruppo Pd è stata la richiesta di spingere per consegnare un curriculum di una persona gradita al Pd per un posto in Agesp, quello che sarebbe stato concesso all’opposizione e ora occupato da Gallazzi: «Chiesi di proporre un candidato che andasse bene per tutta l’opposizione ma venni nuovamente messo in minoranza».
Per Stelluti, ora, si aprono diverse soluzioni: lasciare anche il posto da consigliere, restare come consigliere del gruppo misto, aderire ad un’altra forza del centrosinistra (Sel o Manifattura Cittadina). L’ex parlamentare, già sindaco di Bollate, avrà tempo fino al 17 dicembre quando ufficializzerà la sua fuoriuscita e per quanto riguarda la tessera del Pd? «Qualsiasi sezione del partito Democratico tra Milano e la Brianza mi accoglierà a braccia aperte».
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