Processo alla mafia bustocca, Vizzini non compare

Nella prima udienza del processo al nucleo bustocco dei clan gelesi non si è tenuta la tanto attesa videoconferenza con l'ex-capo ora pentito

Si è svolta oggi, venerdì, la prima udienza del processo "Fire Off" per associazione di stampo mafioso, dal nome dell’operazione della squadra mobile di Varese e della direzione distrettuale antimafia di Milano avvenuta a fine marzo del 2011. L’operazione mise fine al clima di terrore fatto di estorsioni, omicidi e minacce ad imprenditori (quasi tutti gelesi) che operavano nella zona del basso Varesotto. Proprio il capo dell’organizzazione, finito in carcere per l’ennesima volta, ha poi rivelato, pentendosi, tutta una serie di fatti accaduti negli anni scorsi come l’omicidio  di Salvatore D’Aleo (picciotto troppo intraprendente) e autoaccusandosi dell’omicidio dell’avvocato Mirabile, ucciso nel 1989 a Gallarate e per il quale era stato assolto dalla Corte di Cassazione.

Il tanto atteso collegamento in videoconferenza con il pentito Rosario Vizzini nell’aula bunker di Milano non c’è stato. Vizzini, che ha aperto la botola sui segreti della "cosa nostra" in salsa bustocca, ha scelto di non apparire rendendo meno scenografico l’evento. In aula erano, invece, presenti i legali dei 5 imputati coinvolti: oltre a Vizzini, Dario e Fabio Nicastro (difeso da Francesca Cramis), Rosario Bonvissuto, Emanuele Napolitano e uno degli imprenditori passato da vittima a complice. L’udienza non ha visto colpi di scena ulteriori a parte il rifiuto da parte della corte di concedere all’imprenditore sotto processo di tornare al rito dibattimentale, negato perchè ormai fuori tempo dal giudice. La difesa di Emanuele Napolitano ha chiesto, invece, la possibilità di ascoltare un teste, che poi è il fratello di Napolitano, ed è stata dedicata un’udienza il 30 gennaio per poterlo ascoltare. Oltre a quella del 30 gennaio è stata fissata una sere di udienze che dovrebbero portare alla sentenza non oltre aprile del 2012.

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Pubblicato il 13 Gennaio 2012
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