Carcere, l’emergenza continua anche dopo il decreto Severino

Il cosiddetto "svuotacarceri" non è servito in via per Cassano che resta sovraffollato. Il direttore Sorrentini: "Su 40 aventi diritto solo 4 sono usciti". Tantissimi stranieri, troppi tossicodipendenti: "Serve depenalizzazione droghe"

Orazio Sorrentini è l’ex-vicedirettore del carcere di Opera. Lì stanno rinchiusi in regime di 41 bis personaggi come Francesco Schiavone, Totò Riina, Giuseppe Setola; insomma i boss più sanguinari e temuti degli ultimi 30 anni. Da luglio dell’anno scorso Sorrentini si ritrova a dirigere una realtà carceraria molto diversa, quella della casa circondariale di via Cassano 102 a Busto Arsizio: «Quando sono arrivato ho trovato una situazione al limite della sopportazione – racconta – una struttura da 167 posti che però si ritrovava a contenere 455 detenuti, punta massima mai raggiunta prima». Una situazione talmente critica che fu costretto a mandare una lettera a Procura, Tribunale e presidi dell’ordine pubblico perchè il carcere non poteva più accettare un solo detenuto in più: «Mi ritrovai in una situazione dalla quale l’unica via d’uscita era fermare il flusso di persone in entrata». Oggi la situazione è ancora critica ma sicuramente migliore rispetto a qualche mese fa: «Siamo a quota 397, da tempo non si scendeva sotto la soglia dei 400». Attualmente è il secondo carcere più affollato d’Italia

Sorrentini sorride quando gli viene chiesto se la diminuzione è avvenuta per effetto del decreto svuotacarceri: «Solo in minima parte – spiega – per effetto di quel decreto i detenuti che ne potevano beneficiare erano 40 ma solo 4 di questi sono usciti per scontare gli ultimi 18 mesi ai domiciliari. Gli altri 36 sono stranieri che un domicilio non ce l’hanno e quindi restano qui». A far diminuire un po’ il numero eccessivo di carcerati è stata la riduzione dei tempi per la convalida dell’arresto scesi da 48+48 ore a sole 48 ore: «Questa modifica alla normativa ha permesso di far entrare meno persone in carcere, soprattutto quelle che poi sarebbero uscite dopo soli due giorni – spiega Sorrentini – in buona sostanza anche le forze dell’ordine arrestano meno persone e fanno più denunce a piede libero». Se questo è un bene o un male per la società non spetta al direttore dirlo ma l’effetto positivo nella struttura c’è stato eccome: «Basti pensare a quanto lavoro in meno devono fare all’ufficio di immatricolazione dei detenuti». 

Sorrentino ha ben presente le due soluzioni per risolvere buona parte del problema del sovraffollamento del sistema carcerario, senza costruirne di nuovi ma toccano temi molto delicati e sui quali in Italia si fa una gran fatica anche solo a dibattere: «Le due vere soluzioni sono: una legge che depenalizzi l’uso delle droghe (di fatto sparirebbe lo spaccio al dettaglio e anche le grandi organizzazioni criminali subirebbero un grande colpo, ndr) e il superamento del reato di clandestinità». Il 30% dei detenuti nella casa circondariale bustocca è dentro per reati legati al traffico e allo spaccio di stupefacenti e buona parte di queste persone è dentro per piccolo spaccio. Solo questi numeri fanno capire la pesantezza sul totale dei detenuti di questo tipo di carcerati. Un problema strettamente legato anche al problema della tossicodipendenza tra i detenuti stessi, una questione difficile da risolvere «tanto che a Busto abbiamo dovuto creare un’area a parte per loro». Solo qualche mese fa uno di loro è morto dopo aver inalato troppo gas da un fornellino. L’altro problema è l’alta percentuale di stranieri anche a causa dell’aeroporto di Malpensa: «I detenuti per reati commessi all’aeroporto rappresentano il 15% del totale, sono quasi tutti ovulatori e stranieri». 

Infine Sorrentini fa presente anche l’alto numero di detenuti cosiddetti definitivi, ovvero che hanno ricevuto una condanna definitiva e che dovrebbero stare in altre strutture: «In una casa circondariale dovrebbero stare solo detenuti in attesa di giudizio mentre qui  ne abbiamo 150 che, teoricamente dovrebbero stare in altre strutture». Oltre a tutti questi problemi, infine, il direttore deve fare i conti con il sottodimensionamento del numero di agenti di Polizia Pentinziaria anche se, fortunatamente, di recente ne sono stati assegnati per concorso altri 17: «Siamo ancora al di sotto del numero previsto in pianta organica ma la situazione è migliorata». 

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Pubblicato il 15 Marzo 2012
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