Bancarotta e truffa aggravata, un’azienda nei guai

La società, con un debito di 7 milioni di euro, operava nelle lavorazioni meccaniche. Al termine delle indagini i finanzieri hanno sequestrato 5 immobili del valore di un milione di euro

Cinque immobili sequestrati per un valore totale di 1 milione di euro. La Guardia di Finanza ha sbarrato le porte delle case riconducibili all’amministratore di due aziende meccaniche ai quali contestano i reati di bancarotta fraudolenta, emissione ed annotazione di fatture per operazioni inesistenti e truffa aggravata.
È la fine di una complessa indagini coordinata dalla Procura di Busto nei confronti di una società operante nel campo delle lavorazioni meccaniche bustocca. Un’indagine denominata “Matrioska”, proprio per la difficoltà che ci è voluta a fare luce tra le diverse scatole cinesi e i veicoli societari usati per commettere i reati.
Al termine i finanzieri di Busto Arsizio avrebbero accertato un articolato disegno criminoso che ha portato alla bancarotta fraudolenta della società, fallita nel 2010, con un passivo di 7milioni di euro e un debito verso l’erario, connesso al mancato versamento di imposte, per circa 500mila.

Gli accertamenti svolti hanno riguardato l’analisi contabile comparata di due società gemelle, entrambe riferibili al medesimo imprenditore, ma costituite in tempi diversi. La prima, avente natura giuridica di società di persone, aveva accumulato nel corso degli anni un passivo di oltre 7 milioni. La principale caratteristica delle società di persone è che i soci rispondono personalmente ed illimitatamente con il proprio patrimonio delle obbligazioni contratte dalla società.
Per questo, di fronte al gravissimo stato dell’andamento dei bilanci ed al rischio più che concreto di vedersi aggredire il patrimonio personale dai creditori dell’azienda, l’amministratore ha trasferito i propri beni in un fondo patrimoniale e successivamente costituito un nuovo soggetto economico – nella forma della società di capitali, responsabile delle obbligazioni nei limiti del capitale sociale (pari a € 20.000) – in cui ha riversato l’intera massa di debiti, attraverso la stipula di un contratto di cessione d’azienda, mantenendo tuttavia la proprietà del capannone industriale.
Contemporaneamente, avrebbe provveduto ad azzerare le attività patrimoniali, specialmente i crediti vantati dalla Sas, attraverso la reiterata annotazione di fatture false – relative a lavori di ristrutturazione ed acquisto di attrezzature mai avvenuti – di rilevanti importi emesse da società compiacenti, alcune addirittura costituite successivamente a distanza di anno dalla data di emissione dei documenti falsi.

In ultimo, avrebbe messo in piedi una vera e propria truffa aggravata a danno di alcune società di leasing che ha consentito all’imprenditore di ricevere una liquidità immediata di oltre un milione di euro. Anche in questo caso, attraverso una società compiacente situata a Roma, senza struttura operativa e con a capo un prestanome impiegato presso l’azienda del trasposto pubblico della Capitale, è stato stipulato un contratto di vendita di 4 torni industriali inesistenti con contratti in leasing, contemporaneamente locati alla fallenda con canoni mensili.
Proprio la contestuale locazione ha permesso la conclusione dell’affare in quanto le acquirenti non hanno mai preso visione dei beni acquistati. Le società di locazione finanziaria infatti, si sono limitate a ricevere formale comunicazione dell’inizio dell’utilizzo dei torni da parte della fallenda pagando il prezzo d’acquisto pattuito con la prospettiva di un rientro futuro della spesa sotto forma di canoni leasing versati da quest’ultima.

Al termine dell’operazione, denominata “Matrioska”, per le numerose compagini societarie
utilizzate nel complicato disegno criminoso, sono stati denunciati 5 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di bancarotta fraudolenta plurima aggravata, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, truffa aggravata, è stato esteso il fallimento – su puntuale proposta avanzata dalle Fiamme Gialle – anche alla Sas ed eseguito il sequestro preventivo di 5 immobili, tra cui un villino, di proprietà dell’amministratore per un valore commerciale stimato di 1 milione di euro.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Luglio 2012
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