Comunità Marco Riva in festa nel segno di don Isidoro

La struttura di via Vesuvio compie 25 anni e insieme all'associazione "Amici di don Isidoro" organizza una festa per sabato 15 settembre. A ottobre anche un convegno sulle dipendenze

Il segno di don Isidoro Meschi è ancora ben presente, si chiama Comunità Marco Riva e compie 25 anni. La comunità terapeutica per persone con dipendenze nacque proprio grazie a lui, nel 1987, e ancora oggi è punto di riferimento per moltissime famiglie che hanno un parente ospitato nella bella cascna di via Vesuvio. Per questo l’associazione “Amici di Don Isidoro” ha organizzato per sabato 15 settembre una vera e propria festa che si terrà presso la cascina e che è stata pensata per gli ospiti, per coloro che lo sono stati in passato, per i volontari che si impegnano ogni giorno e per tutti i cittadini di Busto che vorranno essere presenti. Oltre a partecipare alla grigliata sarà possibile visitare una mostra fotografica allestita per raccontare, attraverso le immagini, la storia di questo luogo nel quale per primo don Isidoro ha creduto sporcandosi le mani con gli strumenti del muratore per recuperare quello che era un rudere destinato ad essere dimenticato, in un luogo di speranza.

Nel corso della conferenza stampa di presentazione il sindaco Farioli ha definito don Isidoro «un gigante che ha permesso a Busto di potersi confrontare con i suoi grandi sogni» mentre Lucia Marrese, dell’associazione, ha elencato anche le iniziative successive: «Oltre al momento di festa abbiamo organizzato un incontro aperto al pubblico e soprattutto ai giovani previsto per il 19 ottobre prossimo ai Molini Marzoli dal titolo “I giovani e le dipendenze” mentre il 9 novembre al Museo del Tessile si terranno due concerti, uno di musica moderna e uno di musica classica».

Il presidente della comunità Attilio Marchesi, infine, ha tracciato un quadro della situazione della struttura: «Oggi il problema non è più tanto la dipendenza da eroina ma le dipendenze multiple (alcol e droghe, cocaina e droghe sintetiche) e il dramma del reinserimento lavorativo dopo la comunità – spiega Marchesi – perdipiù ci troviamo in una situazione di difficoltà dei Sert che non passano più medicinali come una volta perchè non ci sono soldi. Dal punto di vista dei volontari posso dire che non sono mai abbastanza anche se cerchiamo di fare tutti qualcosa in più per non lasciare mai soli gli ospiti».

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Pubblicato il 13 Settembre 2012
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