Schiuma nell’Olona, sequestrata azienda fantasma

Sembrava chiusa da anni ma continuava a produrre detersivi in barba ad ogni normativa sull'inquinamento delle acque. La Procura ha messo i sigilli alla Insa e ha ricontrato anche violazioni in ambito di sicurezza

Sembrava a tutti gli effetti un’azienda chiusa da anni ma era una delle principali cause della schiuma nel fiume Olona. La Insa srl (foto a sin.), azienda che produce detersivi dal 1934 al confine tra Fagnano Olona e Cairate, è stata posta sotto sequestro dal Corpo Forestale dello Stato in seguito ad un’accurata indagine della Procura di Busto Arsizio, in particolare del sostituto procuratore Nadia Calcaterra e dell’Aliquota reati ambientali diretta dal comandante Davide Corbella che ha coordinato sul campo il lavoro congiunto di Arpa, Polizia Locale, Corpo Forestale, Noe dei Carabinieri. Dopo mesi di denunce e di allarmi, dunque, trova uno sbocco positivo anche l’inesorabile lavoro delle associazioni a tutela del fiume che hanno tenuta alta l’attenzione su quanto avveniva nelle acque del fiume, frequentemente invaso dalla schiuma. I risultati dell’indagine sono stati presentati questa mattina negli uffici della Procura con il plauso del Procuratore facente funzioni Eugenio Fusco il quale si è complimentato con gli operanti.

A seguire il sostituto Nadia Calcaterra ha spiegato come si è agito per risalire agli inquinatori: «Abbiamo riunificato tutti i fascicoli che riguardavano casi d’inquinamento delle acque del fiume e, dopo una serie di controlli sugli scarichi di tutte le aziende che avevano una regolare deroga siamo giunti a quest’azienda che ha mostrato un quadro a dir poco allarmante sia dal punto di vista del rispetto delle norme ambientali che dal punto di vista della sicurezza sul lavoro». Diversi, dunque, i reati accertati a partire dalla mancanza assoluta di permessi per scaricare:«Abbiamo trovato oltre 2 mila metri cubi di rifiuti stoccati in un piazzale nella più totale mancanza di sistemi che evitassero il deflusso di materiali inquinanti negli scarichi – ha spiegato Corbella – si tratta di fanghi e rifiuti che risalgono alle ultime piene dell’Olona degli anni ’90». 

Materiale che ad ogni pioggia veniva dilavato dall’acqua e che finiva direttamente nel fiume. Il tipo di materiale è ancora al vaglio dell’Arpa che sta eseguendo analisi sui campioni e che ha fornito un’importante supporto in fase di ispezione:«Certamente sonio presenti tensioattivi e idrocarburi – ha proseguito Corbella – ma la cosa più inquietante è stato scoprire che nè le acque meteoriche, né la fossa biologica erano trattate ma gli scarichi finivano direttamente nell’Olona». Questo è stato possibile scoprirlo grazie all’uso di sostanze coloranti che hanno tracciato il percorso dei liquidi fino al fiume.
Infine c’è l’aspetto della sicurezza sul lavoro. Come detto il capannone che ospita la Insa sembrava abbandonato da anni ed anche per questo è stato difficile risalire alle cause dell’inquinamento del fiume. Meno di una decina di operai erano al lavoro al momento dell’ispezione, e sono state contestate tutta una serie di violazioni alle normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Unica nota positiva è che i dipendenti erano tutti in regola. Tre le persone denunciate per i diversi reati contestati, si tratta dei vertici dell’azienda.

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Maggio 2013
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