Guerrieri in viaggio da Varese a Kabul

Reportage di Stefano Ferrario sulle partenze dei militari italiani dall'hub varesino con destinazione Afghanistan

La rivista settimanale "Carta" ha pubblicato, dedicandogli ampio spazio con tanto di foto in prima pagina, il reportage di Stefano Ferrario, del Varese Social Forum. L’attenzione che un giornale apprezzato e di livello come "Carta" dà alla partenza dei militari italiani di stanza alla "Ugo Mara" di Solbiate Olona alla volta dell’Aghanistan deve far pensare chi in questo territorio vive, spesso senza rendersi conto della complessità di tante realtà che li circondano. L’aeroporto di Malpensa ha un ruolo importante, da protagonista non necessariamente positivo, in questo racconto. Riportiamo di seguito l’articolo firmato da Stefano Ferrario, intitolato "Guerrieri in viaggio da Varese a Kabul".

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Non è una scena usuale quella che migliaia di passeggeri hanno visto fino alla seconda metà di luglio all’aeroporto intercontinentale di Malpensa. Folte comitive in mimetica da deserto, ordinatamente in fila ai check-in, in attesa di imbarcarsi sugli aerei della compagnia Eurofly. Destinazione Kabul, Afghanistan. Dal 4 agosto provincia di Varese.

I passeggeri della Eurofly erano 800 soldati italiani che fanno parte del Corpo di reazione della Nato che ha sede nella caserma “Ugo Mara” di Solbiate Olona, Varese, alla sua prima missione. Dal 4 agosto il generale Mauro Del Vecchio, comandante del corpo di reazione rapida, sarà anche il capo della International security assistance force (Isaf), la missione Nato “di pace e ricostruzione” che affianca e supporta Enduring freedom. L’Italia resterà al comando dell’Isaf fino a maggio 2006, quando la palla passerà ai britannici.

A Solbiate Olona si sono preparati bene. La partenza del contingente della “Ugo Mara” è stata l’occasione per una vasta operazione di public relation con il territorio: porte aperte in caserma per le tv locali e festeggiamenti per la partenza dei militari, con tanto di sindaci e assessori di dodici comuni del circondario. Nonché raccolta di regali e scambio di promesse di una più stretta ed “enduring” relazione tra la base Nato e il suo hinterland dove, peraltro, sono concentrate alcune delle più importanti industrie belliche italiane, tra cui l’Augusta e l’Aermacchi [stabilimenti a Samarate, Vergiate e Venegono Superiore]. Gli scout del gruppo di Busto Arsizio hanno raccolto indumenti, viveri e giochi per le famiglie afghane, ma anche cd musicali e video per i soldati italiani già impegnati “in teatro” [1450 uomini e donne]. Non è solo zucchero per addolcire la pillola dell’intervento militare in Afghanistan. L’operazione di marketing militare serve anche a far digerire i piani di espansione della base di Solbiate Olona.

La “Ugo Mara” non è una caserma “normale”. È più che altro una struttura di comando, controllo, comunicazioni e informazioni [C3I, nello slang militare]. Niente carri armati o veicoli blindati, ma una selva di antenne, radar, e computer. In caso di necessità, il comando è in grado di gestire un corpo d’armata di 60 mila uomini, di raccogliere informazioni in tempo reale sulle operazioni in corso e di trasmetterle ovunque richieda la struttura militare dell’Alleanza. L’impiego in Afghanistan è proprio in questo senso. Visto che la capacità di controllo del territorio da parte della Nato non supera di molto i confini di Kabul e di altre grandi città, occorre potenziare il settore C3I per “aumentare l’efficacia” dei reparti che continuano a dare la caccia a quello che la stampa internazionale continua a chiamare “residui” dei talebani. Impegnati, peraltro, scrivevano Le Monde e The Times poche settimane fa, in una “offensiva a larga scala” che rischia di “far sfuggire al controllo la missione internazionale in Afghanistan.

La caserma di Solbiate Olona ospita circa 2200 soldati di undici nazioni diverse. Italiani, per la maggior parte [71 per cento], ma anche britannici, statunitensi, ungheresi, greci, tedeschi, olandesi, turchi, spagnoli, portoghesi e polacchi. I progetti in corso di realizzazione prevedono di trasformarla nella prima base Nato in Italia che sia “residenziale” sul modello di quelle statunitensi. Il “Villaggio Monte Rosa” è già in costruzione e quando sarà ultimato sarà composto da 227 palazzine per abitazioni, 448 uffici, sale per congressi, impianti sportivi al coperto e all’esterno, centri ricreativi, un centro medico interno, scuole, banche, negozi e aree verdi. Il tutto protetto dalle vie d’accesso ridisegnate per far posto ai check point. Trentacinque ettari di zona militare a sorveglianza armata.

L’operazione di public relations, però, non è stata un successo completo. Il 23 luglio il Varese social forum ha organizzato un presidio di protesta davanti la base. Nonostante radar, computer e porte aperte, il controllo del territorio e delle coscienze non è totale. A Solbiate come a Kabul.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Agosto 2005
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