La difesa delle donne riparte da una firma, nasce la rete antiviolenza

La firma tra volontari, istituzioni e forze dell’ordine ha fatto nascere ufficialmente la “Rete Territoriale Antiviolenza”. Un progetto innovativo nato per dare risposte più concrete per far capire che la violenza non è amore

E’ una firma storica quella che a Palazzo Gilardoni ha siglato la nascita della Rete Territoriale Antiviolenza. Comuni, forze dell’ordine, ordini professionali e volontari si sono uniti per «l’inizio di un percorso dinamico per difendere le donna», spiega l’assessore ai servizi sociali di Busto Arsizio, Ivo Azzimonti. E’ da due anni che gli uffici comunali della città stanno lavorando all’elaborazione di questo protocollo di intesa (qui disponibile integralmente, ndr) e la firma avvenuta martedì mattina segna un passo avanti senza precedenti per le donne che vivono a Busto, Castellanza, Olgiate Olona e Samarate. Si tratta di un’area che conta oltre 122 mila abitanti e che dal 1 gennaio potrà fare affidamento su di una rete in grado di unire Procura, Questura, Ospedale, Asl, medici, avvocati, psicologi e volontari per dare una risposta concreta alle esigenze che potrebbero nascere da chi è vittima di abusi e violenza domestica. Ciascun nodo della rete, che conta anche il decanato e la sezione provinciale del Coni, si è dunque attivato e impegnato per svolgere una serie di attività che da un lato offrano assistenza alle donne in difficoltà e dall’altro siano in grado di prevenire questo crimine odioso.
A far collante tra tutto ci sarà E.VA Onlus, l’associazione che dal 2010 lotta al fianco delle donne maltrattate in città. «Ci siamo confrontati con una realtà iniziale di poche richieste -spiega la presidente dell’associazione, Laura Bordonaro- ma oggi siamo arrivati a cifre importanti». Sono infatti un centinaio le donne che hanno chiesto aiuto all’organizzazione senza fini di lucro e il progetto appena siglato «è una raccolta di tutta questa nostra esperienza per potenziarla e renderla più efficace». I primi passi che il piano si appresta a fare, dopo aver ottenuto un finanziamento da 100.000 euro da parte della Regione, sarà quello di «agire in modo concreto e coordinato, aprendo uno sportello nell’ospedale di Busto già dai primi mesi del prossimo anno».
Il successo di questo piano è indissolubilmente legato proprio alcontatto che le donne vittime di violenza riusciranno ad intessere con chi può aiutarle a maturare per uscire dalla loro condizione di abusi. Di questo ne è fortemente convinto il Questore di Varese, Francesco Messina, per il quale «dalla nostra esperienza abbiamo imparato che l’unico modo per fare uscire la vittima dalla sua condizione è quella di incontrare attori diversi dal poliziotto o dal magistrato». Le forze dell’ordine «seguono linee di intervento imposte dalla norma» ma che spesso non sono in grado di far maturare la consapevolezza che la violenza non è amore. Ma per far nascere questa consapevolezza oggi c’è un nuovo efficace strumento.

Per maggiori informazioni sul progetto o per chiedere aiuto è possibile seguire questo link 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Novembre 2013
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