Viaggio tra i centri d’accoglienza in provincia

Sono circa 300 i richiedenti asilo politico ospitati in 7 diverse città della provincia. Abbiamo seguito l’ispezione della senatrice Laura Bignami nei centri più grossi. Tra burocrazia e solidarietà, ecco come viene gestita l'emergenza

«Non so se rimarrò qui o me ne andrò. So però che l’Italia è il posto che mi ha salvato». Questo dice Jacob, un ragazzo Nigeriano arrivato a luglio sulle coste siciliane e da una decina di giorni a Gallarate. Ed è proprio da qui che inizia l’ultima fase del viaggio di centinaia di ragazzi in fuga da guerre e persecuzioni che cercano un futuro di pace in Europa. A pochi passi dalla stazione c’è il primo centro di accoglienza del gruppo gestito da Roberto Garavello e Katiuscia Balansino: un ufficio dismesso delle ferrovie svizzere su due piani attrezzato ora con due grandi stanzoni con letti a castello (nella foto), una sala comune e un’infermeria oltre a diversi locali di servizio. E’ in questa struttura che gli ultimi arrivati passano i loro primi giorni. Approfonditi controlli medici, questo è quello a cui vengono sottoposti prima di essere trasferiti a Busto, Somma o Samarate.

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I centri d’accoglienza di Gallarate e Somma 4 di 21

E’ all’interno della struttura di Somma Lombardo che continua il tour di ispezioni della Senatrice Laura Bignami. Dopo lo stabile di Busto Arsizio, quello allestito all’interno di un vecchio ricamificio è il secondo più grande della provincia. Qui sono ospitate persone provenienti dal Pakistan e da parte dell’Africa Occidentale, Senegal in testa. Sono divisi in due piani, in base a nazionalità e religione mentre al piano terra, all’interno di un grande stanzone, c’è la sala comune con il proiettore sempre acceso su qualche partita di calcio.

Una struttura che nei prossimi mesi si allargherà ulteriormente per far fronte all’aumento delle richieste di posti letto che arriva dalla Prefettura. Non solo verranno ristrutturate altri appartamenti all’interno del polo industriale in disuso ma saranno anche avviati importanti progetti di riqualificazione. Si punta a ripristinare il parco con un campetto e una pista per correre mentre parallelamente si ristrutturerà anche un grande magazzino, oggi coperto da eternit.

Tutti -se già non lo hanno fatto- nei prossimi mesi inizieranno anche a frequentare una scuola di italiano anche perchè l’attesa in questo limbo potrebbe essere ancora molto lunga. La commissione che dovrà valutare le loro richieste di asilo politico -che per legge dovrebbe essere entro 6 mesi- sta fissando le udienze e in qualche caso la data riporta l’anno 2016. E non si tratta di un errore di battitura. Tanto, troppo tempo. Un ritardo inaccettabile non solo perchè costringe queste persone a rimanere senza un futuro chiaro per troppi mesi ma anche perchè congestiona la macchina dell’accoglienza in modo quasi irreversibile: servono sempre più posti letto e si trovano sempre meno realtà disposte ad erogarli.

In provincia sono almeno 300 i rifugiati ospitati in diverse località da Gavirate a Bardello, da Marzio a Somma Lombardo oltre che Busto, Gallarate e Samarate. Una spesa non indifferente per le casse pubbliche che, con la congestione delle domande in commissione, è destinata ad aumentare con i nuovi sbarchi. Ma una soluzione c’è. Dopo sei mesi dall’arrivo (quando ormai la commissione avrebbe dovuto esprimersi) viene rilasciato un permesso di lavoro temporaneo ma, per accedere al lavoro, è necessario avere la carta d’identità. Un documento che le amministrazioni comunali dovrebbero rilasciare senza problemi ma che non è così automatico.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Dicembre 2014
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