L’ultima zampata del “Gatto”, tra gioco d’azzardo e delitti

Luigi Tosi era noto negli ambienti del gioco d'azzardo con il soprannome de "Il Gatto". Nel suo passato un altro, spaventoso delitto, l'assassinio della moglie

"Nell’ambiente del gioco d’azzardo lo conoscevano tutti come il Gatto. Qui a Busto quelli che giocavano a dadi avevano tutti un soprannome di animale: l’Orso, la Volpe, e naturalmente il Gatto" (nella foto Luigi Tosi). Parlano Orazio Biondo e Roberto Masneri, conoscenti di Luigi Tosi, il 67enne ex galeotto che oggi ha ucciso sua sorella Maria Grazia nella casa di via Goito, 11, nel quartiere di San Michele. Nessun movente apparente dietro il delitto: Tosi si è semplicemente presentato al Comando di compagnia dei Carabinieri in piazza XXV Aprile per costituirsi, invitando i militari a recarsi in via Goito e dichiarando di aver uccisio la sorella. Di fronte al pm Massimo Baraldo, cui spetterà l’inchiesta, l’uomo ha taciuto, senza dare spiegazioni per il crimine commesso.
Tosi non era nuovo al delitto: nel 1986 aveva strangolato la moglie Elena Fischietti, per poi gettarla nel Ticino. Un fatto orribile, forse originato dalle perdite al gioco, per cui era stato condannato all’ergastolo, poi diminuito a 25 anni. Da due anni era in regime di semilibertà: Orazio e Roberto lo avevano trovato la vigilia di Natale, solo, al bar della stazione, attaccando bottone brevemente, e l’uomo aveva detto loro che doveva rientrare al carcere di via per Cassano.

"Sapevano tutti cosa aveva fatto a sua moglie, ma noi lo conoscevamo come un tipo tranquillo, una brava persona, quando giocavamo insieme, anni fa, prima del delitto. Allora lavorava come disegnatore in una ditta " raccontano i due testimoni, scuotendo la testa e commentando "cose da pazzi, ci dispiace per la sorella, ma anche per lui che è riuscito a rovinarsi di nuovo".
"Ai tempi si andava a Milano a giocare a dadi, all’Arena, si puntava pesante, ci si giocava anche lo stipendio – quello che si aveva da mettere sul piatto. Io" racconta Orazio "ero a Milano con lui quell’ultima sera, quando poi tornò a casa e massacrò la moglie, facendola letteralmente a pezzi. Non ricordo che anno era, doveva essere circa vent’anni fa". Dalla descrizione di Orazio e Roberto esce una Busto non troppo lontana nel tempo, fatta di bar fumosi e ambienti di altrettanto scarsa limpidezza. "A Busto si gioca solo d’azzardo" risponde ridendo amaro Orazio quando gli si chiede della diffusione del gioco in città: un male antico, che rovina famiglie, svuota portafogli e conti correnti, ingoia vite intere, e in taluni casi si accosta all’abisso senza fondo del delitto.

 

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Pubblicato il 09 Gennaio 2006
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