Follia omicida, uccide una donna e ne ferisce gravemente un’altra

L'omicidio questa mattina intorno alle 3.30. L'uomo, un africano, ha suonato ad un vicino di casa e si è consegnato alla Polizia. Ancora incerti i rapporti di parentela tra le vittime e l'aggressore

Ha ucciso a sprangate una donna e massacrato la convivente, poi ha suonato al vicino di casa, che abita sullo stesso piano del condominio e con lo sguardo perso nel vuoto ha detto: «Mi hanno rovinato la vita, le ho fatte fuori».
Jean Claude Djabe, originario della Costa D’Avorio, aveva già chiamato il 113. Per qualche minuto ha vagato sul corridoio con la spranga sporca di sangue in mano, un bastone in ferro di mezzo metro che aveva usato per sfogare la rabbia sulla "sue" donne.
La furia si è scatenata intorno alle 3.30 di notte in un condominio di via Colombo 20 a Gorla Minore, al quarto piano. Nell’appartamento, secondo le prime testimoninanze raccolte, vivevano sei o sette persone, tutte africane. Pare che al momento dell’aggressione in casa ci fossero anche tre bimbi piccoli che sono corsi a nascondersi e sono stati poi portati fuori dall’appartamento da altri vicini di casa, in gran parte extracomunitari.
L’uomo a cui Jean Claude Djabe ha citofonato dopo il delitto è invece di Gorla Minore; i colpi, le urla, il trambusto lo avevano già svegliato ma non aveva osato avvicinarsi all’appartamento. Poi, mezzora dopo le 3 del mattino, la scampanellata e la sconvolgente dichiarazione.
Quando i soccorsi e le forze dell’ordine sono entrati nell’appartamento hanno trovato una giovane, 18 anni, agonizzante così come un’altra donna, la convivente. La ragazza non ce l’ha fatta e due ore dopo è deceduta all’ospedale di Legnano, la convivente è ancora in gravi condizioni ed è ricoverata in rianimazione sempre a Legnano.
Sempre secondo le prime informazioni Jean Claude Djabe è regolare, vive in Italia da circa tre anni e tempo fa lavorava a Milano.
Che cosa sia accaduto, che cosa abbia scatenato la rabbia non è ancora dato saperlo. L’uomo si trova ora al commissariato di Busto Arsizio, dove verranno raccolte le prime dichiarazioni.

In mattinata è arrivata la sorella della giovane uccisa, Adele: in lacrime è riuscita solo a dire che era stata avvertita dell’accaduto mentre si trovava sul posto di lavoro. Poi si è allontanata per recarsi da alcuni parenti che vivono lì vicino.
Jean Claude Djabe è stato trasferito in procura dove è stato ascoltato dal pm Massimo Baraldo: si è avvalso della facoltà di non rispondere, pur avendo già ampiamente confessato il delitto, prima ai vicini poi alla Polizia. In Procura è apparso tranquillissimo, quasi un uomo che si sia levato un peso di dosso: "Non le sopportavo più, mi hanno rovinato la vita" ripeteva al suo avvocato, Alberto Morelli, e agli agenti che lo accompagnavano. Apparentemente calmo e sereno, in Procura non era neppure ammanettato: "Ho fatto la mia scelta" ha detto, parlando in buon italiano con i poliziotti.

La convivente, che ha 36 anni, è ancora in rianimazione all’ospedale di Legnano. Le sue condizioni sono disperate: l’uomo l’ha colpita ripetutamente alla testa e i medici non possono intervenire chirurgicamente.

(seguono aggiornamenti)

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Pubblicato il 13 Gennaio 2006
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