“Aldo Icardi è innocente, una spia fascista uccise il maggiore Holohan”

La figlia del tenente Aldo Icardi, a capo della missione alleata Chrysler a Busto durante la guerra, porterà nuovi documenti per riabilitare il padre, condannato all'ergastolo in Italia ma assolto in America

La notizia del prossimo arrivo a Busto di Patricia, figlia del tenente Aldo Icardi, che il sindaco Farioli vorrebbe omaggiare della cittadinanza onoraria, fa riaffiorare pagine di un passato che di passare proprio non vuol saperne. L’occasione è la commemorazione dell’11 settembre, cui presenziano anziani ma ancora lucidi ex partigiani, in omaggio ad un Paese allora alleato nella lotta al nazifascismo.

La
figura del tenente Aldo Icardi dell’OSS (organismo antenato della CIA), un omicida per la giustizia italiana,
un amico ingiustamente accusato per gli ex partigiani, è difesa a spada tratta da chi c’era. Icardi fu paracadutato
sul Mottarone all’inizio dell’autunno 1944 per coordinare la Resistenza
ossolana e novarese e il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale per
l’Alta Italia) di Milano con i comandi alleati che lanciavano per via
aerea rifornimenti e denaro: era la famosa missione Chrysler.

Comandante della missione era il maggiore William V. Holohan,
assassinato il 6 dicembre 1944 presso il lago d’Orta in circostanze
rimaste sinora oscure. Per anni Icardi, succedutogli nel comando, fu il sospettato numero uno del delitto,
con l’accusa di aver ucciso il superiore per impadronirsi dei 100.000
dollari che questi aveva con sè. Secondo le accuse Icardi li avrebbe
voluti distribuire ai comunisti delle Brigate Garibaldi, mentre Holohan aveva
ordine di favorire in ogni modo le formazione cattoliche e far avere il
meno possibile ai comunisti. Per questa vicenda tutt’altro che chiara
Icardi fu processato e condannato all’ergastolo in contumacia, in
Italia, in un clima di acceso anticomunismo; in un secondo processo
svoltosi negli Stati Uniti, invece, fu assolto con formula piena
dall’infamante accusa.

A
difendere ancora una volta il buon nome di Icardi non sarà solo la
figlia, che dovrebbe portare con sè a Busto documenti atti a riabilitarne in
modo definitivo la figura; anche gli stessi ex partigiani cattolici
di Busto e Valle Olona difendono Icardi. Infatti il
giorno in cui Holohan fu assassinato iniziava un grande rastrellamento
nazifascista contro i partigiani nella zona del Mottarone, e molti
reparti si sbandarono. Icardi dovette nelle settimane successive
trasferire il comando della missione Chrysler a Busto Arsizio, scelta
azzeccata visto che molti bustocchi avevano combattuto come partigiani
in Ossola e dintorni.

E proprio riparando a Busto la missione si salvò dalla distruzione. È quello che sostengono dopo tanti anni Guido De Carli e Mario Colombo, ex partigiani del raggruppamento "bianco" (cattolico) Alfredo Di Dio: con loro è Angiolino Castiglioni, altro protagonista della Resistenza a Busto, poi deportato in Germania. Fin dal suo arrivo sul Mottarone, infatti, Icardi era stato affidato ad un ambiguo personaggio, il comandante "Cinquanta"
(al secolo Luigi F.), che si rivelerà poi un infiltrato fascista. Secondo quanto riferiscono i due ex
partigiani, "Cinquanta" comandava un’intera brigata di garibaldini,
inquadrata nei reparti agli ordini di Cino Moscatelli, fervente
comunista, mitico (e discusso) capo della Resistenza valsesiana e
novarese. Nei giorni dei grandi rastrellamenti antipartigiani,
l’infiltrato si tradì. Il 3 dicembre 1944 Ezio Boeri,
un partigiano catturato, aveva riconosciuto chiaramente "Cinquanta" fra coloro che
lo interrogavano, sgherri al servizio del famigerato ufficiale nazista
Stamm – autore in seguito di efferati
massacri di civili. Sei giorni dopo Boeri tornò libero in seguito ad un
raro scambio di prigionieri (un ufficiale tedesco era caduto in mano ai
partigiani) e potè dare l’allarme: "Cinquanta" fu poi liquidato dai
suoi stessi ex compagni.

Il legame fra "Cinquanta" e il caso Holohan è che, a detta di De Carli e Colombo, dietro l’uccisione del maggiore vi fu probabilmente proprio la mano della spia fascista. Da
questa convinzione nasce anche l’impegno per riabilitare la figura di
Icardi. Cittadino onorario
di Busto, Icardi, ormai più che novantenne, attende giustizia da
decenni. Sarà forse sua figlia, con i documenti che recherà, a portare
nuova luce su queste intricate vicende di guerra. "Ma potrebbero
emergere novità grosse, una bomba" insiste Mario Colombo. Forse si riferisce a quanto rivelato qualche mese fa: cioè che i tedeschi avrebbero cercato di consegnare Mussolini agli alleati,
operazione fallita solo perchè Icardi, che avrebbe dovuto arrestarlo a
Como, fu trattenuto a Busto dalla minaccia della colonna tedesca Stamm
in arrivo dal Piemonte. Forse da qui, e dal sospetto di accordi
sottobanco con i comunisti che stavano dando la caccia al Duce per
ucciderlo – tuttora non si sa per certo se furono davvero loro a farlo
– vengono il livore e i sospetti di cui Icardi fu oggetto nel
dopoguerra.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Settembre 2006
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