Un Beppe Grillo travolgente conquista Busto

Grande successo di pubblico al PalaYamamaY: tre ore di spettacolo ad altissimo contenuto politico, economico e sociale

Istrionico. Assatanato. Profetico. Liberatorio. Illuminante. In due parole: Beppe Grillo. Il comico (si può ancora chiamarlo così?) genovese, ormai un’autentica potenza politica con il suo blog, tra i più visti al mondo, ha lavorato spietatamente ai fianchi il suo pubblico anche a Busto, per tre ore filate densissime. Reset il nome del suo spettacolo, come il tasto per riavviare il computer: «Perchè bisogna togliersi dalla testa tutte le idee vecchie e sbagliate che ci hanno messo dentro». Un match sfiancante, fisico, con Grillo che si aggira in platea come il fantasma della coscienza, apostrofando il pubblico, gridando. Alla fine si registra il ko di uno degli oltre quattromila accorsi al PalaYamamaY, portato fuori in barella; ma il clima è a tratti da stadio, son venuti da tutta la zona per ascoltare la parola di Grillo come si faceva un tempo per i predicatori venuti ad annunciare la fine dei tempi. Il comico-predicatore invece annuncia, fra frizzi, lazzi, parolacce e battute folgoranti, un nuovo inizio: perchè i tempi vecchi, l’economia vecchia, la tecnologia vecchia, la politica vecchia, «sono morti». Sono già morti, ma non lo sanno. Dietro di loro avanza inesorabile il futuro, e Grillo se ne fa tamburino: un futuro di diritti difesi, di rispetto per l’ambiente, di risparmio economico ed ecologico, di buonsenso al potere. Un futuro che va conquistato però giorno per giorno con il contributo di tutti.

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Grillo tocca di sfuggita le questioni locali: dai Cinque Ponti («la fantasia architettonica») a via Gioberti («devo tornare qui, devo sapere come finisce questa storia, da dove usciranno per andare a fare la spesa»), ma soprattutto, senza fare riferimenti al caso specifico, una durissima tirata finale contro gli inceneritori, che «non tolgono le discariche, ne creano di speciali per i residui tossici della combustione, oltre a diffondere nell’aria le micropolveri, non misurate, che provocano il cancro». Grillo ricorda anche che nella legge del 1992 sull’energia, allora all’avanguardia mondiale, qualcuno (che fece poi carriera affossando compagnie ferroviarie ed aeree) aggiunse accanto all’intento di finanziare le energie rinnovabili le due paroline “e assimilate”: “assimilate” erano e sono, Anno Domini 2007, i rifiuti urbani da bruciare negli inceneritori e, peggio ancora, gli scarti della distillazione frazionata del petrolio. Il tutto abbondantemente finanziato: «Gli industriali di quel settore» denuncia il comico «fanno tutto con i nostri soldi: sono loro gli unici veri comunisti!»

Di un paese che accetta simili prese in giro, cosa resta? si chiede Grillo. Ruderi e salme. Queste ultime sono molto ben rappresentate in Parlamento, con una politica disperatamente vecchia – «siamo stanchi di vedere settantenni che fondano partiti per un futuro che non vedranno». Spietato, Grillo prende di mira «lo psiconano, che ha settant’anni e fotografato con le sue ragazze sembra ormai un vecchio con le badanti»; e ancora Mastella («se ci dicevano chi era il Ministro della Giustizia, col cavolo che andavamo a votare»), Bossi («all’inizio diceva cose straordinarie, poi si è venduto anche lui»), Fassino, ribattezzato “Globulo” («ma cosa piangi? al congresso entra lo psiconano e lo applaudono, poi dice che è d’accordo al 95%: perché non siete usciti tutti a spararvi nelle p…?»), D’Alema («a calci nel sedere a Kabul, tanto non lo rapisce nessuno: chi pagherà mai un riscatto per lui?»), ma anche Prodi («l’ho incontrato a Roma: io tuonavo esagitato che la Borsa è un’associazione a delinquere, che ci vuole la class action, lui socchiudeva gli occhi e sorrideva. Questa gente è impenetrabile!»). La politica è vecchia, le questioni locali urgono: «la vera democrazia è quella dal basso» osserva Grillo, citando Vicenza e la Val di Susa come battaglie di popolo. Ma ce n’è anche per la Chiesa, che «sbaglia comunicazione, proprio loro, i più grandi comunicatori di sempre. Io sono cristiano e cattolico, ma come tale obbedisco alla parola di Dio, non all’amministratore delegato tedesco e ai direttori delle vendite che siedono in Vaticano!». Un tempo, per molto meno, c’era il rogo preceduto dalle tenaglie roventi; oggi si ride di cuore.

Finiscono sotto tiro anche la gestione dell’immigrazione – «basta ghetti, finisce sempre male quando si lascia che gli immigrati siano ghettizzati o si autoghettizzino, come fanno i cinesi» – il caos della scuola, con gli insegnanti ormai incapaci di governare studenti sempre più scafati e cinici, i brigatisti – «la violenza è il contrario dell’intelligenza, sia chiaro: ma forse questi hanno perso la testa per aver visto le morti medievali sul lavoro, gli schiavi extracomunitari, la legge Biagi, uno Stato spietato con chi è m… e che lascia impuniti i potenti…». Ma il cavallo di battaglia del ragionier Giuseppe Grillo è l’economia. La filosofia per lui è una sola: non fidatevi mai delle banche, l’unica credibile è la Grameen Bank di Mohammed Yunus, premio Nobel per la Pace   , dove entri povero (ma povero davvero, come si può essere in Bangladesh) ed esci con una speranza, altrove è l’esatto contrario. «La vera pornografia non sono culi e tette» grida Grillo, «è permettere la pubblicità di strumenti finanziari che spennano pensionati e giovani, che creano un debito inestinguibile, una dipendenza per intere generazioni dalle banche: cinquantamila piccole aziende sono finite nelle grinfie di un solo gruppo bancario, con interessi da strozzini». Il modo di fregare le banche c’è, l’hanno escogitato in Inghilterra: sul sito Zopa è nata una rete di persone che si prestano direttamente denaro, con tutte le garanzie, senza l’intermediazione delle banche (cosa proibita in Italia).

Sul caso Telecom, feroci gli attacchi al “tronchetto dell’infelicità” (Tronchetti Provera) «che dirige l’azienda con lo 0,08% del capitale»; e giù a descrivere l’intercettazione di 124.000 italiani (Grillo incluso) da parte dell’azienda, le partite di giro per far sparire i debiti (pratica comune a molte aziende), i conflitti di interessi «da psichiatria», un sistema che assorbe, soffoca e corrompe acquistando anche giornali e tv, mettendo tutto a tacere in un flusso caotico di chiacchiere sul niente, Grandi Fratelli e veline seminude. «Quando sono andato in assemblea Telecom la Consob mi ha scritto tre lettere di velata minaccia, poiché creavo confusione borsistica: se avessero avuto la stessa attenzione che mostrano per me per le varie Cirio e Parmalat non era meglio? Fui io a denunciare il caso Parmalat, prima della magistratura – in America Time mi ha premiato come Eroe europeo del 2006, pensa te! Ma oggi ho 147.000 deleghe, alla prossima assemblea Telecom sarò il maggiore azionista: li mando a casa tutti io!».

Infine, il fronte tecnologico: «gli italiani credono che la “banda larga”sia Forza Italia» sibila Grillo di fronte al sindaco forzista di Busto, Farioli, seduto in prima fila, per poi passare a raccontare le meraviglie di Second Life, mondo virtuale dove c’è chi è diventato miliardario in dollari veri (incomprensibile ma vero) e quelle dello WiMax, collegamento wireless che promette “la rete ovunque”, il sogno della connettività illimitata e pressochè gratuita. Il finale è stato riservato alla presentazione dei Beppe Grillo Meetup di Busto Arsizio, di Varese e dell’Alto Milanese e delle buone pratiche in campo energetico del Comune di Morazzone, presente il suo sindaco Giancarlo Cremona.

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Pubblicato il 27 Aprile 2007
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