Una folla al funerale di Pierangelo Cerana

Chiesa stracolma a Gerbone. Presenti, mescolati tra loro, i più importanti manager Whirlpool e rappresentanti dei lavoratori

Ci sono momenti in cui un giornalista, già inopportuno per definizione, è particolarmente importuno: per esempio, ai funerali. E ancora di più lo è ai funerali di un uomo molto conosciuto morto in circostanze drammatiche: quello è senza dubbio infatti il momento più difficile per la famiglia, che oltre allo strappo del parente morto e allo choc della morte finita sui giornali, si trova anche macchine fotografiche e videocamere in quello che dovrebbe essere l’ultimo saluto della comunità a un parrocchiano.
E forse siamo stati un po’ così, noi operatori dei media, al funerale di Pierangelo Cerana, l’ex dirigente Whirlpool barbaramente aggredito nella splendida isola di Krk nel suo camper, in una giornata di sole nei primi di maggio.

Ma, perlomeno, abbiamo potuto testimoniare. Innanzitutto del gran numero di persone che hanno voluto mostrare alla famiglia la stima e l’affetto provati per quest’uomo: la chiesa di San Giovanni Bosco, nella frazione Gerbone di Olgiate Olona, era stracolma, e la scelta antica, ancora possibile nei paesi, di portare la bara in processione ha creato una teoria di persone lunga decine di metri.
Ma ha raccontato molto, come avviene sempre, anche dell’uomo: morto troppo presto e troppo tragicamente per essere sopportato da chi l’ha conosciuto – e sono i tanti fazzoletti a dirlo, non solo tra i parenti ma anche più indietro nella chiesa, dove si annidano gli amici e i colleghi devoti ma che non osano sentirsi parte delle persone più vicine – circondato da una famiglia che era evidentemente solare, come lui: una bella moglie dignitosa e ferma nel silenzio del dolore e tre bei figli dal sorriso spezzato, dal dolore segnato sulla faccia ma composti. Lui, evidentemente, avrebbe voluto così.

Ma racconta anche del manager, da sempre uomo della conciliazione pur avendo passato trent’anni in una posizione scomoda, quella di manager delle risorse umane in una grande multinazionale come la Whirlpool: il che significa, fondamentalmente, decidere i destini professionali della gente, spesso anche la vita e come tirare a fine mese. Uno di quei posti dove, per definizione, si diventa antipatici.

E invece, al suo funerale, la più alta dirgenza europea dell’Azienda – tra i tanti si possono citare il vicepresidente Perucchetti, il direttore della sede di Trento Balzarini, il direttore di Cassinetta Bartolone – si mescolava, senza imbarazzi, a rappresentanti sindacali di tutti i periodi in cui Cerana è stato in Philips e Whirlpool: da Primo Minelli a Domenico Lumastro, all’attuale RSU Salvatore Cavallaro, insieme ad altri lavoratori mescolati tra la folla. È questa la figura che racconta di più della parte professionale sua della vita: che è quella di uno dei dirigenti più longevi di quella multinazionale, e uno di quelli che ha espresso con il maggiore equilibrio possibile una posizione scomoda. E l’addio che quest’oggi è stato dato a Cerana da chi ha partecipato è, come ha sottolineato il parroco nell’omelia, non «come quello che noi italiani immaginiamo» ma come i latini, e i primi cristiani, intendevano: «At deum: ci rivediamo in Dio. Questo è il valore che dobbiamo dare al saluto che ora diamo a Pierangelo».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Maggio 2007
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