Meglio un giorno da Lions…

Dal 1965 il Lions Club Valle Olona opera nel sociale: ne parliamo con il presidente Giovanni Crosta

Un milione e trecentomila soci, quarantacinquemila club in oltre duecento tra Paesi e territori: questi i numeri dei Lions Club a livello internazionale. Il movimento, sorto nel 1917 ad opera dello statunitense Melvin Jones, prende il nome dall’acronimo della frase Liberty, Intelligence, Our Nation’s Safety; il suo motto è We serve, Noi serviamo. Sbarcato in Italia nel 1954 (quando nacque, fra i primi, anche il Busto Arsizio Host), il lionismo ha solide radici anche qui nella bassa provincia: dal 1965 al Busto Host si è affiancato, nascendo da una sua costola, il Club Gorla-Valle Olona, subito attivatosi nella tipica attività di raccolta di fondi per opere assistenziali che caratterizza i Lions.

Presidente per quest’anno del club Valle Olona è l’architetto Giovanni Crosta, che ci introduce agli scopi e allo spirtio dell’appartenenza a questa associazione. «Il Lions è aperto a tutti coloro che vogliono mettersi al servizio della società nel senso più ampio del termine» spiega, preoccupato di dissipare una certa nomea derivata forse dal fatto che "lionisti" si diventa per cooptazione, su invito del club: «Non siamo certo una lobby massonica come qualcuno ci dipinge». L’organizzazione ha una struttura internazionale gerarchica, rigida e precisa: dagli input del livello centrale, che ha sede negli Stati Uniti, discendono spesso anche le scelte relative alle attività svolte localmente. Tutti i soci, tenuti a frequentare periodicamente gli incontri del club, hanno la possibilità di diventarne, a rotazione, presidenti, o di essere cooptati a livello superiore – un impegno non retribuito che può diventare davvero pressante. Il primo impegno dei Lions, dai primi tempi, è stata la lotta contro la cecità prevenibile: «La maggiore campagna internazionale in corso» riferisce Crosta «è SightFirst (la vista prima di tutto, ndr), che ha raccolto nella prima fase 135 milioni di dollari americani e aiutato cocnretamente 35 milioni di persone nel mondo a salvare la vista da cause evitabili di cecità, come ad esempio la cataratta». E nell’oceano delle donazioni, anche Gorla-Valle Olona ha messo la sua goccia.

«Nel club locale sono entrato nel 1999» racconta Crosta, «e ho trovato persone eccezionali che mi hanno insegnato a essere Lions, a maturare nell’esperienza associativa fino a poter assumere il ruolo che ricopro per quest’anno». Fra le idee care ai Lions della Valle Olona vi è anche quello di dar vita ad un percorso museale a carattere di archeologia industriale, salvaguardando le strutture delle vecchie fabbriche del fondovalle. E di questo Crosta, che è assessore ad ecologia e patrimonio per il comune di Cairate, sa qualcosa: basti pensare alla realtà della locale cartiera, con il suo chilometro quadro di strutture.

Il club locale conta attualmente 42 soci: nell’ultimo anno due di essi sono venuti a mancare, e precisamente Paolo Albé, compianto ex sindaco di Gorla Maggiore stroncato da un tumore in giovane età, e Franco De Aloe, figura attiva in politica con MSI e An e padre del noto musicista Max De Aloe. «Anche se tecnicamente ci occupiamo del territorio della Valle da Castiglione Olona a Castellanza, buona parte dei nostri soci sono di Busto» soggiunge Crosta: «tra i fondatori del Lions Valle Olona troviamo figure come Ninetto Pelegatta (storica figura della politica bustese) o l’architetto Pierdavide Galli». Il club Gorla-Valle Olona supporta le attività di enti come la Cooperativa Davide, presiedita dal socio Davide Cara, che collabora con il Tribunale bustese nell’assistenza a minori abusati o di famiglie in difficoltà. «In più siamo soci della Mario Ravera e della Asda – da quest’ultima è nata la coop Speranza che aiuta i disabili». Dietro questo sforzo quotidiano, persone, spesso già in età pensionabile, che pur avendo la disponibilità di tempo e danaro per vivere tranquillamente, preferiscono "restare in gioco", forse per quell’etica del lavoro così diffusa nelle nostre terre per cui "non fare nulla" pare brutto. Dietro il lionismo c’è dunque un ceto attivo e protagonista della vita sociale ed economica dei rispettivi Paesi, che si assume una responsabilità di fronte alla società: anche nel piccolo della realtà altomilanese, la sostanza non cambia.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Luglio 2007
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