“La custodia gratuita delle bici piace ai pendolari”

"Custodiamoci la bici" ha fatto centro. Il servizio di custodia gestito da coppie di volontari, a turni di due ore dalle 6 alle 20, attuato sprimentalmente in questi due giorni di lunedì e martedì, ha trovato pieno riscontro da parte dei numerosi "ciclopendolari" che raggiungono la stazione FS di Busto Arsizio sulle due ruote silenziose. Lo dichiara Paolo Zuffinetti di Alterlist, l’associazione che, vista la situazione deficitaria della sicurezza per le biciclette, si è rimboccata le maniche proponendo un servizio di "autocustodia" dei preziosi mezzi. «Mediamente, ogni giorno affluiscono in stazione fino a 150 ciclisti che in mancanza di specifici posteggi lasciano le biciclette un po’ dove capita, per lo più lungo il marciapiede del primo binario» spiega Zuffinetti. Intanto il Comune ha avviato proprio in questi giorni dei lavori nel piazzale della stazione, nell’ambito dei quali è prevista fra l’altro la realizzazione di un posteggio coperto – ma incustodito – da 45 posti, comunque ancora insufficienti rispetto alla necessità.

Il servizio di custodia targato Alterlist è invece subito "andato a ruba", anche per la sua gratuità: «una gratuità che ci rendeva addirittura sospetti, pareva strano che non chiedessimo nè soldi, nè offerte libere, nè firme: niente di niente». Ad interessarsi non solo ciclisti, «ma anche qualche automobilista», "perdonando" i volontari di aver sottratto, con l’autorizzazione del Comune, sei posti auto per realizzare il posteggio custodito temporaneo. «In questi due giorni ci sono state lasciate una quarantina di biciclette per volta, che hanno "saturato" il nostro modesto spazio a parcheggio» tira le somme Zuffinetti. Con la quarantina di volontari (anche di Legambiente) accorsi a dare man forte a turno, dalle stelle alle stelle, tutto è filato liscio. «Ci ha aiutati gente dai 20 ai 60 anni, studenti, lavoratori e pensionati. Dicono che i giovani non sono interessati alla politica» osserva ancora il rappresentante di Alterlist, «ma anche questo è fare politica. È la politica dello "sporcarsi le mani" in prima persona, perchè a volte le pur necessarie campagne, comunicati, interrogazioni non bastano a cambiare le cose». E se l’iniziativa servirà a spingere chi di dovere a garantire un servizio utile, avrà fatto centro due volte tanto.