Rifiuti, c’è puzza… di fregatura
Lo strisciante sospetto di dover accogliere rifiuti dalla campania mette un po' di agitazione: ma la Regione ha già detto no. Restano i problemi annosi del sud della provincia
La questione rifiuti torna a farsi scottante. Da Napoli la puzza della monnezza non raccolta e bruciacchiata dove e come capita giunge fin quassù: ma puzza soprattutto, per chi da anni vive a narici ermeticamente turate, il sospetto di doversi fare carico anche dei guai altrui. In questi giorni più d’uno ha cominciato a sollevare timori circa l’eventualità che dalla Campania arrivono anche nella nostra zona (il Bustocco), ben nota per la famosa "vocazione rifiuti", tra discariche, inceneritori e pressoché totale assenza di patrimoni paesaggistici da tutelare cui appigliarsi per sfuggire a questo destino. Il timore non dovrebbe essere però fondato: la Regione Lombardia ha già opposto il più secco dei "no" a questa ipotesi.
Nel piccolo di Busto Arsizio l’inceneritore Accam obbedisce a regole piuttosto strette, dettate dalla convenzione con il Comune. I borsanesi dovrebbero poter dormire sonni tranquilli (per quanto possibile all’ombra delle ciminiere): i rifiuti devono provenire dai 27 Comuni soci di Accam SpA, e non da altri. Per parte loro i vertici societari, in testa il presidente Cicero, gettano acqua sul fuoco ribadendo la piena trasparenza dei dati della struttura, e quindi dei conferimenti.
Se Borsano ha qualche preoccupazione, la Valle Olona non ride, anzi. Qui la discarica di Gorla Maggiore, nonostante i più disperati sforzi degli ambientalisti, sembra più permanente delle Piramidi di Giza. Con l’inceneritore bustese e la provvidenziale ma ancora migliorabile raccolta differenziata (52,8%) la discarica è tuttora un pilastro dello smaltimento rifiuti a livello provinciale. I sub-ambiti del piano provinciale rifiuti nicchiano nell’individuare siti di smaltimento, ma c’è la notizia dell’individuazione a Travedona, lungo la provinciale 32, del sito dove sorgerà un nuovo impianto di compostaggio. Intanto "giù" in Valle Olona Cipta, Legambiente, Eco90, Amici del Rugareto, Salute e Ambiente a una voce esprimono la preoccupazione non solo che qualcuno pensi di disfarsi di una parte delle immondizie campane in quel di Gorla, ma che sull’onda dell’"emergenza cronica" e del fallimento sostanziale, fin qui, di ogni ipotesi di riduzione a monte dei rifiuti, si trasformi il territorio olonese in un "groviera" di cave. Anzi, a detta degli ambientalisti il territorio è già ridotto in questo stato – e per non finire come la Terra di Lavoro, massacrata dalla complicità fra camorra locale e imprenditori disonesti di ben altre parti d’Italia, occorrerà la massima vigilanza. L’incrocio pericoloso fra il futuro Piano cave della Regione Lombardia, la Pedemontana e la Varesina bis preoccupa i residenti. Un territorio delicato e sovraffollato, già ampiamente compromesso da edilizia residenziale, industria, impianti di smaltimento assortiti e trafficatissime infrastrutture, non sopporterebbe ulteriori offese. Il messaggio è chiaro, come l’invito degli ambientalisti locali ai ministri Di Pietro e Pecoraro Scanio a venire a vedere di persona la situazione. Ma dopo Napoli e la Campania, c’è il rischio che gli sembri di aver visitato le Maldive.
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