Megatruffa alle banche, quattro arresti, ventuno indagati

Stroncata dalla Squadra Mobile della Questura di Novara una banda di insospettabili immobiliaristi che otteneva indebiti mutui, poi non ripagati, tramite dei prestanome

Una truffa in grande stile, ripetuta più volte a danno di numerose agenzie di vari istituti bancari nel triangolo Novara-Varese-Milano e messa a segno da una banda di insospettabili ed incensurati professionisti. È quella messa in luce dopo una lunga ed attenta indagine dalla Squadra Mobile della Questura di Novara, guidata dal dottor Alfonso Iadevaia e coordinata con la Procura di Busto Arsizio nella persona del sostituto procuratore Giovanni Polizzi.
Ventuno le persone colpite da provvedimenti dell’autorità giudiziaria: il bilancio è di due persone agli arresti in carcere, due ai domiciliari, e due denunciate e sottoposte ad interdizione dalla funzione di periti; altre quindici persone, che fungevano da prestanomi, sono indagate a piede libero. Le accuse sono di truffa aggravata, falso e associazione a delinquere. Sono stati sequestrati 28 appartamenti e tre fra agenzie e studi immobiliari, a Cassano Magnago, Gallarate e Varese; circa tre milioni di euro i proventi illeciti fin qui accertati.

Secondo quanto esposto insieme a Polizzi e Iadevaia dal procuratore capo di Busto Arsizio Francesco Dettori, i truffatori impiegavano persone in dificoltà economica, nomadi (sinti), malati o parenti di malati – non hanno esitato, ad esempio, a servirsi della madre di una giovane malata di mente bisognosa di denaro – pagando loro qualche migliaio di euro per farli recitare come fittizi acquirenti di immobili, che poi periti infedeli valutavano fino a quattro volte il valore reale. Falsificando quindi le posizioni reddituali e lavorative dei prestanome, in modo da farli apparire solvibili, e con un misto di savoir faire e apparenze, i truffatori convincevano gli istituti bancari ad erogare ai prestanomi consistenti mutui, che finivano in tasca non ai presunti acquirenti, ma alla banda. Dei mutui venivano ripagate solo le prime rate, giusto per tirare in lungo la finzione quanto bastava a mettere in piedi ulteriori truffe. Quando poi la banca andava in sofferenza per il mancato pagamento delle rate e cercava di rivalersi sui prestanome, doveva constatare che questi non avevano il becco d’un quattrino: e data la supervalutazione degli immobili rispetto al valore reale e i tempi tecnici piuttosto lunghi per il pignoramento, perdeva comunque ingenti somme. Questo mentre gli appartamenti, ancora nella disponibilità della banda, venivano affittati con ulteriore guadagno. Oltre alla megatruffa, la banda aveva in peidi anche un’altra attività collaterale, sempre illecita. Se qualcuno aveva bisogno di un mutuo ma si vedeva chiudere le porte in faccia, i truffatori lo aiutavano a falsificare i dati relativi a reddito e busta paga per apparire più "presentabile" agli istituti. Parecchi di questi mutui risultavano peraltro regolarmente ripagati rata dopo rata, ma sono invalidi, essendo stati concessi sulla base di documenti falsi.

Le banche a lungo non sono riuscite a raccapezzarsi per le truffe subite: abilmente, i truffatori trovavano il modo di non apparire nei documenti ufficiali e passavano di agenzia in agenzia, dal Novarese al Varesotto fino a Milano città. È stata la denuncia presentata dall’agenzia Unicredit di Oleggio (Novara) a dare il la all’indagine. Gli uomini della Mobile di Novara, operando per vie tradizionali, senza intercettazioni telefoniche, hanno percorso mezza Italia per rintracciare i sinti coinvolti come prestanomi, ricostruendo pazientemente questa vicenda e risalendo ai responsabili. In questa storia rientra indirettamente anche il sequestro di Barbara Vergani: il covo dei rapitori a Ghemme (Novara) era infatti uno degli appartamenti nelle disponibilità dei truffatori. Per la sua vendita risulta indagata l’allora compagna di uno dei sequestratori.

La banda che aveva messo in piedi il meccanismo truffaldino ai danni delle banche era composta dagli immobiliaristi Ciro Stoico e Francesco Alfieri, dalla moglie di Stoico, Ivana Dal Col, dall’intermediario finanziario Ambrogio Cavadini e dai periti Mauro Casagrande e Vittoriano Cavallero. Stoico, dal Col e Cavallero vivono nel Varesotto, gli altri tre nel Novarese. La centrale operativa del gruppo è stato ricondotta all’agenzia Multiservizi sas di Cassano Magnago, intestata alla Dal Col e sequestrata, come pure lo Studio Colonna di Gallarate e uno studio immobliare di Varese riconducibile al Cavallero. Le banche truffate, oltre alla citata Unicredit, sono BNL, Intesa San Paolo, Banca di Roma e Banca Popolare Italiana: le agenzie colpite hanno sede, oltre che a Oleggio, alla Malpensa, a Somma Lombardo, a Milano e nell’Alto Novarese.

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Pubblicato il 16 Gennaio 2008
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