Vicenda super stipendi: l’obiettivo è ridurre il danno

Il sindaco Farioli riferisce in aula dopo la relazione tecnica a porte chiuse per i capigruppo. Danno - e restituzioni - riducibili "da 7,8 a 3-4 milioni di euro"

Il consiglio comunale di Busto Arsizio è tornato, nella seduta di ieri, ad affrontare la vicenda delle irregolarità amministartive contestate dalla Corte dei Conti al Comune. Atti che si dipanano dal 2000 fino al 2006 e di cui è in discussione la correttezza formale e procedurale: si va dai famosi "super stipendi" versati ad alcuni dirigenti comunali dalla seconda Giunta Tosi ad episodi di aumenti di stipendio e promozioni interne che hanno coinvolto circa 140 dipendenti ma sono avvenuti al di fuori delle procedure previste. Nel pomeriggio di giovedì tutti i capigruppo, più i consiglieri Berteotti e D’Adda, hanno potuto assistere ad una lunga riunione a porte chiuse con i consulenti del gruppo di lavoro riunito intorno al segretario-direttore comunale Giacomo Rossi, nel corso della quale si è esposto il problema dal punto di vista tecnico. Bocche cucite, ovviamente, sui contenuti, se non per qualche criptico riferimento udito in serata in aula consiglio, dove si è invece affrontato il versante politico della vicenda – come c’era da attendersi, con lunghe discussioni e nessun risultato.

Ad aprire la danze è stato comunque il sindaco Gigi Farioli con la sua relazione sulla vicenda all’attenzione della Corte dei Conti. Farioli ha ribadito che le precedenti controdeduzioni inviate dall’amminsitrazione comunale e controfirmate dall’allora segretario comunale Pascale apparivano «lacunose» quando non «controproducenti»: da qui la decisione, l’estate scorsa, di riscriverle da capo con il gruppo di lavoro, dopo aver affrontato un certosino lavoro di rilettura e verifica degli atti del periodo sotto esame – e non solo. Saranno pronte all’inizio del mese prossimo le nuove controdeduzioni, da cui ci si attende una svolta: la riduzione, nelle parole di Farioli, della cifra su cui vi sarebbero irregolarità da 7,8 a 3-4 milioni circa di euro.

Nella relazione di Farioli non è mancato il "così fan tutti" di prammatica, con opportune citazioni di autorevoli fonti che deplorano il costume amministrativo presente di molti enti locali, frutto, riferiva Farioli, dell’abolizione del CoReCo (comitato regionale di controllo sugli atti amministrativi) nel 2001 e della riforma Bassanini che con la contrattazione decentrata e la privatizzazione dei rapporti di lavoro anche nelle pubbliche amministrazioni avrebbe indirettamente favorito irregolarità gestionali assortite. Tradotto in italiano, via il gatto, i topi ballano.

Il problema per Busto, già emerso in occasione del recente e segretissimo "conclave" riservato a dirigenti e sindacalisti, è di ridurre l’impatto di «restituzioni che creerebbero danno a persone che ne pagherebbero ingiustamente il prezzo». Si parla di quel centinaio e passa di dipendenti non certo strapagati, ma i cui aumenti o promozioni non hanno rispettato le prassi previste. Con gli esperti si è mirato all’annullabilità o meno di certe procedure, e si difenderà la correttezza sostanziale, se non formale, di vari atti: al termine del gioco di prestigio amministrativo, come detto sopra, si dovrebbe poter dimezzare l’entità del danno erariale per recuperare il quale il Comune, in autotutela, dovrà farsi parte lesa. Farioli ha voluto tranquillizzare in particolare i dipendenti: per le promozioni che risulterebbero nulle, tesi del Comune sarà che nulla è dovuto perchè comunque i "promossi" hanno effettivamente ricoperto mansioni che richiedevano un tot in più di stipendio. Ancora da valutare invece la progressioni orizzontali, gli aumenti salariali "puri e semplici".

Gioca in difesa, insomma, l’amministrazione, per ridurre l’entità del danno. Dallo scorcio dell’amministrazione Tosi in avanti, fino all’inizio di quella corrente, molto di quanto fatto ed approvato è sub iudice. Fra gli atti contestati anche alcuni risalenti all’amministrazione del commissario prefettizio Guglielman, più volte citato ieri da Farioli e non in modo lusinghiero: «un incremento avvenuto sotto di lui è fra quelli che più interessano la Corte dei Conti», e ancora, «questo Comune non ha bisogno di commissariamenti, che come si è visto non servono neppure per l’ordinaria amministrazione». Indici puntati a parte, Farioli non si esime dall’annoverarsi fra i responsabili, sia pure indiretti, dell’andazzo in questione: «Sono in questo consiglio dal 1985, anche io sono tra i colpevoli». Che in questa chiave interpretativa sono davvero tanti, forse troppi per evitare l’assoluzione generale.

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Pubblicato il 14 Febbraio 2008
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