Gestire i servizi? Nasce l’ingegnere “su misura”

Si è concluso positivamente il primo mini-master organizzato da Liuc e IBM. Su dieci studenti, sei svolgono ora uno stage nell'azienda

Un successo per
l’Università, un investimento riuscito per IBM, un’opportunità per gli studenti
e un buon motivo per le matricole del futuro per scegliere Ingegneria gestionale alla Liuc. È questa in sintesi la conclusione
a cui sono arrivate le persone coinvolte nell’Elective course (una sorta di
mini-master, ndr) in Service Oriented Management Engineering (Some), ovvero in Scienza dei Servizi. Dieci studenti di
cui sei impegnati ora in uno stage in
IBM
, un pool di docenti provenienti dalla stessa azienda per un un totale di 200 ore di
formazione, fra lezioni frontali e di lavori in gruppo.
L’obiettivo del corso – che
raggruppa cinque corsi “tradizionali” da cinque crediti – era quello formare ingegneri gestionali del futuro, professionisti
cioè specializzati e capaci di creare ed
erogare un servizio in linea con le esigenze di economia, società e persone
.
«Il compito di un ingegnere gestionale – spiega Giacomo Buonanno preside della facoltà che nel 2007 ha laureato 112
ingegneri – è quello di progettare processi per le organizzazioni, aziende o
pubbliche amministrazioni. Il compito non è facile, servono competenze ampie:
dai modelli matematici, all’informatica fino all’attenzione per le persone».

L’idea è partita da IBM che, con 550 ricercatori su 3 mila impegnati nel settore
dei servizi, ha capito che ha senso
investire per formare figure professionali specializzate
. E, fra le altre università
italiane con cui collabora, ha visto nella Liuc un partner ideale. «Questa è l’esperienza più significativa che abbiamo
avuto
– spiega Carla Milani, University
relations manager dell’azienda -, perché ci ha coinvolto anche dal punto di
vista delle persone». In aula infatti insieme ai dieci studenti pionieri non
c’erano docenti “classici”, ma «professionisti
di IBM
che ci hanno portato la loro esperienza – spiega Alessandro Macchi, “portavoce” dei
primi esperti in scienza dei servizi, come definisce lui e i suoi compagni e
compagne -. Certo, abbiamo suggerito qualche miglioramento per la seconda
edizione, ma siamo soddisfatti. Grazie anche ai lavori pratici che abbiamo
svolto, ora vediamo la realtà del
mercato o anche solo leggiamo il giornale con occhi diversi
».

Ma gli studenti non sono i soli ad aver apprezzato e capito l’importanza dell’iniziativa.
A ottobre erano 50 le università nel mondo che si interessavano alla scienza
dei servizi, oggi sono 150. Se quindi la domanda c’è, come dimostra anche in
Italia la continua crescita degli occupati nei servizi, «bisogna pensare a un nuovo curriculum accademico – sostiene
Milani – per creare una figura che abbia una visione globale delle necessità
del settore».
E se non si può ancora dire come sarà l’inserimento di questa figura nel
mercato del lavoro, qualche previsione positiva si può già fare. «Gli studenti
hanno presentato in aula tre volte, una alla fine del corso – conclude Aurelio Ravarini, coordinatore di Some
-. Le competenze e la qualità espositiva
ormai erano alte, direi “aziendali”
». E come sempre non è mancato il legame
con le aziende del territorio: uno dei casi studiati è infatti quello di Agesp, azienda
multiservizi del Comune di Busto Arsizio, che ha contribuito alla realizzazione
stessa del corso.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Aprile 2008
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