Accam si prepara al rilancio nel segno della tecnologia

Il punto sul piano industriale, a un anno dall'insediamento del CdA capeggiato da Paolo Cicero. Revamping in vista per i forni, sarà smantellato quello dismesso. Si affiderà l'incarico per trovare un altro sito per il dopo-2019, ma si parla di teleriscaldamento e di rifiuti portati via treno

A un anno dall’insediamento del nuovo consiglio d’amministrazione, Accam SpA, società a pieno possesso pubblico che gestisce l’inceneritore di Borsano, rilancia la sua comunicazione annunciando prossime iniziative nell’ambito del piano industriale. Un impegno a 360°, con cifre investite notevolissime (dai 25 milioni "di base" fino a circa 40), per il rinnovamento tecnologico dell’impianto. Investimenti ingenti, che richiederanno «grossi sacrifici» e non poca spesa per i mutui assunti, ma che dovrebbero garantire un rientro economico consistente con la vendita di energia.

Incontrando la stampa presso l’impianto, il presidente di Accam SpA Paolo Cicero annuncia i punti salienti della riorganizzazione, che culminerà nel cosiddetto revamping dell’inceneritore. Sono state completate le indagini ambientali propedeutiche al piano di bonifica dell’area, ivi incluso lo smantellamento del vecchio forno dismesso: per quest’ultimo c’è il progetto definitivo ed è stato predisposto il bando di gara per l’assegnazione dell’appalto. È inoltre stata avviata la ristrutturazione dell’impianto in servizio, mirata a renderlo più efficiente e meno inquinante – «ma già oggi le nostre emisisoni sono inferiori ai limiti di legge» – osserva Cicero. Nel 2010 scadrà la discussa convenzione CIP6, datata 1992, che assegnava incentivi economici per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili e assimilate – ivi inclusi rifiuti; Accam ha già attivato presso il Gestore Servizi Elettrici le procedure per il rinnovo dei Certificati Verdi, nuovo business del settore, si tratta dei titoli che attestatano la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In tal senso ci si muoverà per realizzare un impianto a biomassa che utilizzi parte dell’umido già attualmente portato ad Accam (e da lì inoltrato a lontani impianti di compostaggio). Dopo una selezione meccanica dell’umido tramite pressoestrusione, le parti di maggiori dimensioni (i noccioli, per fare un esempio) saranno in futuro bruciate per ricavarne energia, mentre la parte più fine, depurata da ogni impurità (frammenti vari di plastiche, vetri…)  verrà inviata agli impianti esistenti perchè se ne ricavi un compost di qualità, adatto anche agli usi agricoli. Si tratta di «completare il ciclo dell’umido» spiega Cicero: l’intervento in tal senso artirà quest’anno, i tempi saranno necessariamente non brevi. «Di un compostaggio qui non abbiamo parlato» mette le mani avanti Cicero dopo le recenti peoccupazioni sollevate dal comitato ecologico borsanese, sempre all’erta nei confronti dell’impianto.

«Con il comitato siamo aperti e disponibili» dichiara il presidente, «se fatto bene è di stimolo a far sì che si lavori in armonia e per il bene di tutti» dichiara il presidente di Accam. Il comitato ecologico resterà spiazzato, visto che si alternano, in modo quantomeno contraddittorio, notizie rassicuranti e preoccupanti, dal suo punto di vista. Infatti Accam ha avviato le procedure di gara per affidare ad una società di ricerche ambientali il compito di trovare un’alternativa per la ricollocazione dell’impianto alla scadenza della Convenzione con Busto Arsizio, vale a dire nel 2019. L’intento è positivo, ma con la generalizzata ostilità dell’opinione pubblica agli inceneritori (almeno quando si profilano vicino a casa), sarà difficilissimo costruirne uno nuovo altrove, inutile nascondersi dietro un dito. D’altro canto Cicero, insieme al direttore generale Piergiorgio Cominetta, al vicepresiente Luciano Cremonesi e al consigliere d’amministrazione Gianfranco Zottino, non nasconde di voler portare avanti progetti come il teleriscaldamento – «se Agesp estende la rete, siamo disponibilissimi» – o, perchè no, addirittura un collegamento diretto con il centro intermodale in via di costruzione presso la zona industriale di Sacconago. «Far arrivare i rifiuti via ferro con un binario apposito fin qui, ci aveva pensato per primo Gianfranco Tosi quando era sindaco», così Cicero. Due prospettive "strategiche", entrambe in stridente contrasto con qualsivoglia idea di abbandono dell’area. In altre parole, Accam è a Borsano per restarci: anche il solo revamping, per quanto necessario e ambientalmente responsabile, non è cosa che si ammortizzi dall’oggi al domani.

Questioni politiche a parte, sul versante tecnologico si annunciano importanti novità. «Dal primo giorno questo CdA si è preoccupato dell’impatto ambientale e della salute delle persone» ricorda Cicero. Da qui, oltre all’annunciato contenimento delle emissioni con i prossimi interventi sui forni, anche la volontà di implementare una nuova tecnologia sviluppata a Lione, in Francia, e che permette di ottenere una sorta di "DNA delle emissioni" tracciando la particolare combinazione di inquinanti emessi dall’inceneritore. Il che consentirebbe di attribuire ad Accam quel che è di Accam, una volta per tutte, in materia di inquinamento, e di quantificarlo con precisione. A questo proposito, importante infine anche la collaborazione avviata con la Sezione Epidemiologia del CNR di Pisa, per impostare metodologie di indagine e biomonitoraggio tanto in campo ambientale quanto sulla salute umana – «dalla VIA alla VIS» secondo il direttore Cominetta, dalla valutazione d’impatto ambientale a quella sulla salute.

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Pubblicato il 12 Maggio 2008
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