Referendum sull’autosilo, scarsissima partecipazione al voto

Appena l'8,7% gli elettori recatisi alle urne per la consultazione

Fallimento prevedibile ma di pesanti proporzioni per il referendum comunale consultivo sul previsto autosilo interrato di piazza Vittorio Emanuele II. Scarsissima l’affluenza al voto: se il quorum del 33% degli aventi diritto appariva difficile da raggiungere, solo l’8,7% degli elettori (8,69% per la precisione, pari a 5679 elettori) si è recato a votare.  Di questi, 661 (11,6%) hanno votato "sì" – approvando dunque l’intervento per scavare l’autosilo – e 5018 (88,4%) "no", più 6 schede bianche e 10 nulle. La partecipazione è stata leggermente inferiore alla media nei quartieri di periferia, un po’ più alta in centro, come era logico attendersi. È il caso di ricordare che ben tremila firme furono raccolte a suo tempo per tenere questo questo referendum, ma evidentemente non tutti i familiari – per tacere di amici e conoscenti – di chi ha firmato sono stati convinti a partecipare. Questo nonostante il (tardivo) moltiplicarsi di autorevoli appelli al voto.

Dato per scontato fin dall’inizio il fallimento del referendum come strumento per bloccare l’intervento sulla piazza – anche se si fosse superato il quorum, dato il carattere non vincolante del voto la Giunta avrebbe tirato comunque dritto per la propria strada – , ed evidente la scarsa informazione (ed interesse) dei più sul tema, non si può non ricordare la netta contrarietà alla consultazione, con inviti espliciti o impliciti all’astensione, delle maggiori forze politiche di maggioranza e opposizione, con singole eccezioni che non hanno influito sull’atteggiamento generale. E assumono ancora più significato le dure parole del sindaco emerito di Busto Arsizio, senatore Gian Pietro Rossi, su un referendum taciuto «come si trattasse di un aborto clandestino». Il primo referendum comunale della storia di Busto Arsizio è stata dunque un’occasione sprecata per i cittadini di far sentire la propria voce in modo differente dalla classica "cambiale in bianco" elettorale, e al contrario nel merito di una singola questione. Al fronte referendario è mancata la capacità di mobilitare la pubblica opinione sul tema specifico e di imbastire una campagna di sufficiente risalto – a meno di non ammettere che ai cittadini la questione di piazza Vittorio Emanuele II davvero non faccia nè caldo nè freddo.

Quella prevista martedì sera a Palazzo Gilardoni si annuncia già, dunque, come una seduta di consiglio comunale piuttosto accesa. Da un lato Audio Porfidio, primo proponente del referendum, che aveva già denunciato la scarsa pubblicità istituzionale data alla consultazione ed ai suoi temi. Dall’altra i sostentitori del progetto che rifarà il look (e non solo) al centro città che da tempo lo accusano di aver sperperato decine di migliaia di euro in un referendum inutile. È quasi superfluo sottolineare che queste posizioni torneranno a galla per l’ennesima volta, ma la partita ormai appare chiusa. Le ruspe, frattanto, possono cominciare a scavare senza ulteriori lungaggini: Piazza Trento e Trieste attende già il monumento ai Caduti, che sarà "sfrattato per lavori" dalla sede in cui è rimasto per cinquant’anni.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Maggio 2008
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