Bruciarli o riciclarli, quale sarà il destino dei nostri rifiuti?
La decisione di procedere con l’ammodernamento di Accam o avviarlo alla chiusura non sarà facile. Scelte strategiche e decisioni regionali dovranno coesistere con una grande certezza: il revamping dell’impianto costerà 40 milioni
C’è una domanda che da diversi mesi sta facendo riflettere i 27 comuni soci di Accam: che fare con quell’impianto? Una domanda non da poco perchè tra la chiusura definitiva e il revamping della struttura sono in ballo 40 milioni di euro.
E’ questa infatti la cifra necessaria per rimettere a norma l’inceneritore di Busto Arsizio e prolungare la sua vita ben oltre la scadenza attualmente prevista nel 2025. Una decisione strategica per l’intero territorio nella quale i giocatori in campo sono molti ma tutte le carte non sono ancora state scoperte. Ecco alcune delle questioni più delicate da affrontare:
IL REVAMPING
In termini tecnici si chiama "manutenzione straordinaria integrata". In una parola: revamping. E’ ciò che dovrà affrontare Accam se i 27 comuni soci daranno il via libera all’intervento di ammodernamento degli impianti della struttura. Una decisione che porterà l’impianto di smaltimento di Borsano a prolungare la sua vita ben oltre il 2025, anno in cui è prevista la chiusura. La scelta, però, non sarà indolore: per procedere i soci dovranno infatti investire circa 40 milioni di euro in una struttura che già oggi ha le tariffe tra le più alte di Lombardia e che sarebbero destinate a variare. Per abbassare questi ingenti costi si stanno ipotizzando diverse strade, come lo sfruttamento del calore generato dalla combustione con una rete di teleriscaldamento (in parte da costruire, ndr) o l’apertura a rifiuti di altre regioni.
LA NEWCO
Parallelamente al progetto di revamping in Accam si sta valutando una seconda ipotesi: unificare Agesp, Amga e Amsc. Naturalmente si tratterebbe di farlo solo per quanto riguarda i segmenti dell’igiene ambientale che, confluiti in Accam, porterebbero ad una maxi società da 700 dipendenti ma che dovrebbe comportare costi minori per il servizio. Questo è quanto sostiene la società incaricata di valutare l’effetto ipotetico della fusione delle società la cui realizzazione potrebbe diventare propedeutica al revamping stesso. E’ stato il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli, infatti, a chiedere a Regione Lombardia di interrompere la procedura per autorizzare il revamping fino a quando non si sarà costituita la newco.
Il Pirellone è il terzo importante giocatore di
Sono sempre di più le amministrazioni comunali che si stanno facendo spaventare dalla richiesta di 40 milioni di euro. Gli unici che, al momento, sembrano sicuri di voler proseguire nell’investimento sembrano essere a Legnano. Il consiglio comunale della città ha infatti bocciato la mozione di "sinistra legnanese" che chiedeva di chiudere l’impianto entro il 2025. A Gallarate, invece, una posizione netta e contraria è stata presa solo da SEL ma i dubbi sul revamping stanno intaccando le convinzioni di molti esponenti della maggioranza. A Busto, come detto, la decisione è stata subordinata alla creazione della nuova società.
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