Cancro, allergie e dermatite, occhio a come vi vestite
Un convegno organizzato dalla Lilt durante la settimana della prevenzione del tumore punta a spiegare come prevenire l'insorgenza di malattie grazie ad una maggiore attenzione negli acquisti.
Sempre più spesso si discute dei rischi che gli abiti possono avere sulla salute di chi li indossa e questo avverrà anche al convegno "Ma un vestito mi può far male?" in programma martedì 26 marzo alle 20.45 nella sala Tramogge dei Molini Marzoli. «La prevenzione oggi non si fa solo dicendo ai giovani di non fumare -spiega Franco Mazzuchelli, presidente della sezione varesina della Lilt- ma anche dicendo loro di non comprare quella maglietta, tinta con quel colorante perchè tra vent’anni provocherà un tumore». E infatti quest’anno la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori ha deciso di legare la sua settimana della prevenzione anche alla lotta che in molti stanno portando avanti per convincere le grandi case produttrici di abiti ad utilizzare sistemi che non creino problemi alla salute di chi li indossa.
Per questo motivo, la Lilt ha stretto un intenso legame con Dress Care, il progetto di educazione dei giovani al consumo consapevole nell’abbigliamento. «Siamo convinti che se un numero sempre maggiore di persone orienterà i propri consumi sulla base di queste richieste di trasparenza -spiega Gabriele Fossati, uno dei padri di Dress Care- anche le aziende dovranno adattarsi». Trasparenza e sicurezza negli acquisti, quindi, sono i messaggi che vengono lanciati con Dress Care e che puntano ad avere una enorme cassa di risonanza grazie ai social network, con pagina facebook e profilo twitter già attivi.
E in questo contesto si inseriscono anche i progetti del distretto tessile del NewTex. Piero Sandroni, il presidente del gruppo, spiega che «come per i prodotti elettronici, chiediamo che le caratteristiche del prodotto siano disponibili ai consumatori» in modo da poter orientare le proprie scelte «in maniera consapevole e sana». Proprio per lo stesso motivo «è necessaria una nuova cultura del prodotto tessile» in cui le preferenze di chi compra «non siano solo verso la marca o l’estetica». In un contesto di questo tipo rientra anche il lavoro dell’azienda ospedaliera di Busto «che deve cambiare direzione, puntando molto di più sulla prevenzione», spiega Armando Gozzini, direttore della struttura. E un primo passo in questo senso potrebbe essere la collaborazione che ospedale e distretto tessile potrebbero avviare nei prossimi mesi, con una sperimentazione di nuovi tessuti contro allergie, raggi UVA e batteri. Per discutere di questo e molto altro ancora, tutte le realtà attive ed impegnate sul tema quindi si ritroveranno durante la conferenza in programma per rispondere alla domanda se i vestiti possono causare problemi alla salute e per discutere sul come l’evoluzione del settore tessile possa migliorare le performance sportive.
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